02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024

Italia Oggi

Ora l’agroalimentare accusa la crisi ... Le imprese pagano a 160 giorni. Rischiosità ai massimi dal 2004... Agroalimentare con il freno tirato. La natura anticiclica del comparto economico legato alla produzione di alimenti e bevande, non è riuscita a impedire il dilagare della crisi tra le imprese del settore. Il balzo in avanti del fatturato, cresciuto nel 2008 del 6,41% rispetto a un anno prima, si è mosso infatti di pari passo con una contrazione sostenuta della produzione, diminuita negli ultimi dodici mesi di oltre un punto percentuale. E questo, a causa anche della drastica riduzione degli investimenti registrata a partire dal 2006. A pesare su uno scenario già poco splendente è poi arrivata la crisi del credito che si è tradotta in un aumento dell’indice di rischiosità del settore, un incremento del numero medio nel ritardo dei pagamenti e un peggioramento delle prospettive future di solidità del comparto, un quadro a tinte fosche per l’agroalimentare italiano è stato dipinto dal colosso dell’assicurazione crediti, Euler Hermes Siac all’interno del tradizionale Barometro dei Pagamenti. Dopo aver scandagliato il comparto, gli esperti di EHSiac sono arrivati a definire un indice di rischiosità del comparto agroalimentare, cartina tornasole dell’andamento della solidità del settore. Ebbene, nel corso del 2008 questo indicatore è arrivato a toccare i 234 punti, livello più alto dell’ultimo quinquennio. Basti pensare che soltanto nel 2004 l’indice di rischiosità delle imprese attive nella produzione di alimenti e bevande si era fermato a 173 punti per salire a cavallo tra i 190 e i 200 nei due anni successivi, fino a raggiungere i 217 punti nel 2007, 17 punti in meno delle rilevazioni dell’ultimo anno. Questo indicatore, tuttavia, non rappresenta altro che la somma di una serie di parametri finanziari e non utilizzati da EHSiac per valutare il livello di solidità del settore. Ebbene, dopo aver registrato un andamento positivo nel 2005 e nel 2006, il comparto agroalimentare ha fatto registrare difficoltà di pagamento sempre crescenti a partire dal 2007. “Alcune situazioni di difficoltà di pagamento si risolvono con l’estinzione del debito in un periodo temporale successivo alla scadenza, entro comunque la soglia dei 180 giorni che definisce lo stato di default”, hanno spiegato gli analisti di EHSiac, “ma la media dei giorni di ritardo nei pagamenti si è attestata negli ultimi due anni a 68, in leggera diminuzione se rapportata ai 70-80 giorni di ritardo rilevati a cavallo tra il 2004 e il 2006”. Un’ulteriore informazione si ricava dall’indice delle insolvenze di pagamento che descrive la situazione relativa al mancato pagamento allo scadere del periodo transitorio di 180 giorni. In base ai risultati del Barometro 2009, dopo una fase di miglioramento delle insolvenze nel corso del biennio 2005-2006, l’indice è tornato nuovamente ad aumentare in modo consistente nel 2007, con un andamento simile a quello dell’indice difficoltà di pagamento. A tal punto che lo scorso anno l’indicatore si è riportato sui livelli record del 2004 raggiungendo un picco a quota 160. In un panorama a tinte così fosche, gli esperti di EHSiac hanno trovato tuttavia lo spazio per una buona notizia. Le variazioni percentuali trimestrali del numero di imprese in procedura concorsuale, che mettono in luce la selezione più o meno forte operata dal mercato nei confronti delle aziende con minore capacità competitiva, hanno mostrato una sensibile diminuzione della pressione competitiva nel 2008. Negli ultimi dodici mesi il numero di procedure concorsuali nel comparto dell’agroalimentare ha segnato infatti una diminuzione media dell’1,17% a fronte di incrementi compresi tra lo 0,5 e lo 0,6% evidenziati nel periodo 2003-2006. Il dato, in apparenza positivo, nasconde tuttavia al suo interno una spiegazione. La drastica diminuzione del ricorso alle procedure concorsuali è in parte essere legata agli importanti cambiamenti normativi in materia fallimentare, e come tale non può essere interpretato come segnale di maggiore solidità delle imprese del settore.

Dati questi presupposti, cosa attenderci, per il 2009? “Per tutto l’anno in corso prevediamo un’estrema incertezza della congiuntura per il settore aumentare”, hanno avvertito gli esperti di EHSiac dalle pagine del Barometro 2009. “In particolare, le previsioni per il primo semestre confermano il consolidamento di un trend non molto positivo sul fronte della solidità finanziaria delle aziende del settore”. Come fare, allora, a scongiurare lo spettro del fallimento riuscendo a uscire indenni dalla crisi più dura dell’ultimo secolo? La ricetta di EHSiac prevede la ricerca della multicanalità per la vendita dei prodotti e al contempo il presidio dei punti vendita. Non solo. È necessario rafforzare le economie di varietà sia tra le imprese operanti nella stessa filiera sia con le imprese appartenenti a filiere adiacenti o complementari, perseguire innovazioni di prodotto e di processo, sfruttare il vantaggio del Made in Italy per rafforzare le esportazioni, aumentare l’attenzione all’ambiente e sviluppare una migliore capacità di approvvigionamento sui mercati esteri per le produzioni che non devono rispettare disciplinari di origine certificata.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Pubblicato su