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Italia Oggi

Gioco di squadra sull’export ... Nella promozione all’estero del vino vince chi fa squadra e punta a diffondere il concetto di qualità e sicurezza del made in Italy. Il decreto ministeriale sulla promozione nei mercati dei paesi terzi del vino italiano, passato in questi giorni al vaglio della Conferenza stato-regioni, privilegia infatti i progetti che coinvolgono operatori e associazioni appartenenti a regioni diverse, prevedendo addirittura una riserva ad hoc per quelli che interessano cinque o più territori. Questo “tesoretto” sarà pari ad un terzo del fondo nazionale previsto per la campagna in corso e quindi poco più di 4 milioni di euro. Ma non solo. Le organizzazioni e le aziende beneficiarie non dovranno nemmeno dimostrare di possedere la quota parte di rappresentatività che ordinariamente viene richiesta per accedere ai finanziamenti pubblici. Ma vediamo con ordine che cosa dice il provvedimento ministeriale e le linee guida allegate al medesime per uniformare progetti ed “idee”.

Fondi ed entità dei benefici. Le sostanze per parte pubblica sono, come previsto dalla normativa, nazionali e regionali. Per quanto riguarda le cifre, i fondi nazionali dal 2009 al 2014 vanno in crescendo. Da 2,1 milioni di euro arrivano a oltre 30 milioni mentre quelli regionali che, complessivamente, ammontano a 9,261 milioni di euro, vedono i budget più cospicui a favore di Emilia Romagna (2,5 milioni di euro), Umbria (1,33 milioni di euro) e Lazio (1 milione di euro). Naturalmente vale anche qui il principio dell’overbooking quando sia utile applicare l’osmosi dei fondi residui fra regioni che non utilizzano e regioni che non hanno abbastanza risorse. Come pure, nell’ambito della medesima regione, la possibilità di traslare quote parte dei fondi da una misura all’altra secondo necessità. La misura del finanziamento pubblico è prevista, al massimo, fino al 50%. Lo stesso apporto è previste per le aziende vitivinicole di grandi dimensioni e per le cordate fra pmi. Le altre, se sono beneficiarie individuali con marchi propri del sostegno, potranno avere la certezza di una copertura delle spese sino al 30% di quelle ammissibili, vale a dire, in sintesi, tutto quanto veicoli all’estero il messaggio di qualità e sicurezza alimentare legato al prodotto italiano.
Beneficiari. L’accesso ai fondi è previsto per organizzazioni di prodotto, associazioni interprofessionali e operatori che abbiano una rilevanza in termini di rappresentatività tarata seguendo precisi target. Per organizzazioni e associazioni è richiesto almeno il 3% della produzione nazionale per la campagna 2008/2009 e 115% per quella successiva. Per le aziende, singole o raggruppate, occorre invece il 25% della produzione o imbottigliamento (o 300 mila bottiglie) per il 2008/2009 e 600 mila bottiglie per il 2009/2010. Inoltre, sempre per gli operatori, è richiesta una percentuale di export pari al 10% nel 2008 e al 15% per la campagna successiva. E anche prevista la possibilità per i beneficiari di individuare soggetti diversi che diano attuazione al progetto. Basta l’ok delle regioni. Ogni beneficiario potrà presentare un solo progetto.
Aspetti operativi. I progetti ammissibili sono quelli che superano i 100 mila euro per la campagna 2008, i 300 mila euro per la campagna 2009 e 2010 e i 500 mila euro per la campagna 2011. Per le pmi questi importi possono essere decurtati del 20%. Ovviamente è escluso il cumulo degli aiuti, per cui chi già beneficia di fondi comunitari non potrà accedere a quelli italiani. Per quanto riguarda la presentazione dei progetti, competente è l’Agea. Per la campagna in corso, le regioni devono emanare i bandi e trasmettere al ministero le domande istruite entro il 20 giugno, l’elenco dei progetti presentati e di quelli ammessi al sostegno economico. Inoltre, sempre le regioni devono comunicare entro il 15 febbraio o il 15 giugno, gli spostamenti dei fondi da una misura ad un’altra. I termini, precisa il provvedimento, sono vincolanti, sia per accedere ai fondi nazionali che regionali.

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