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Italia Oggi

Allarme fillossera della vite, l’afide che ha quasi cancellato la viticoltura nel 1800 sta mutando ... La fillossera della vite (Phylloxera vastatrix) è un afide molto pericoloso che colpisce l’apparato radicale delle viti europee (Vitis vinifera, Vitis silvestris) provocandone la moria mentre sulle viti americane (Vitis rupestris, Vitis berlandieri, Vitis riparia) si limita a danneggiare la chioma. Oggi però è stato scoperto che questo piccolo insetto sta mutando, dando luogo a cloni che possono attaccare l’apparato aereo delle viti europee e anche l’apparato radicale delle viti americane. Sebbene sia prematuro lanciare un allarme globale è indubbio che occorra definire nuove strategie di lotta contro la fillossera, memori di quanto accaduto alla fine del 1800. Dopo che questo afide fu importato dagli Stati Uniti, infatti, la viticoltura europea fu sul punto di scomparire tanto aggressivo è questo parassita. Ci vollero più di trent’anni per superare una crisi e solo la scoperta che le viti americane erano tolleranti alla fillossera salvò la vitivinicoltura del vecchio continente, che da allora si avvalse di queste viti come portainnesti. L’istituto per la viticoltura e l’enologia di Badacsony, in Ungheria, ha però recentemente rilevato ingenti attacchi dell’afide sulla chioma di viti autoctone ma anche di vitigni internazionali, come il Sauvignon blanc, dove l’aggressione è risultata del 96% Sulle foglie della vite: un attacco di fillossera provoca la formazione di galle, delle dimensioni di pochi millimetri, ma il cui numero può provocare una sensibile riduzione dell’attività fotasintetica della pianta, con conseguenze sulla produttività e sulla qualità delle uve. In California è invece stato rilevato che gli attacchi sull’apparato radicale non si limitano più alle radici assorbenti ma anche a quelle di conduzione, provocando un lento deperimento della pianta. Si tratta di rilevazioni che pongono la viticoltura globale in uno stato di preallarme. Non vi è ancora una minaccia incombente ma urgono studi più approfonditi. Sono infatti molto pochi i territori nel mondo che non conoscono la fillossera della vite, tra questi il Cile. Nel resto del mondo la vite viene impiantata sempre su portainnesti di vite americana, un mezzo preventivo di lotta biologica molto efficace, anche perché consentiva di limitare il ciclo biologico dell’afide al solo terreno ed è noto che l’afide non è nocivo in suoli sabbiosi, dove la naturale
grossolanità di questi terreni ne impedisce gli spostamenti. La possibilità di attacco anche sulla chioma induce però o credere che anche in Europa si stiano formando generazioni sessuopare, dotate di ali, e capaci di spostarsi autonomamente in volo di qualche centinaio di metri, di alcuni chilometri se aiutate dal vento. Il primo fronte dove contrastare la fillossera rimane però il terreno. Scartati gli onerosi trattamenti di geodisinfestazione ed esclusi le sommersioni programmate che, creando condizioni asfittiche, uccidono la fillossera, ma nel tempo compromettono la vitalità delle piante, ci si sta concentrando nel favorire, attraverso opportune concimazioni organiche, la formazione di una complessa microfauna e microflora che può ostacolare l’afide. Alcuni funghi entomopatogeni, come Beauveria bassiana, Metarhizium anisopliae Paedlomyces farinosus, parrebbero infatti contenere le popolazioni di fillossera. Una linea di ricerca seguita da alcune case agrofarmaceutiche che stanno sviluppando formulati commerciali. Un ritorno alla passato in quanto fu Pasteur, nel 1874, il primo a suggerire l’uso di funghi nella lotta alla fillossera, ma la sua raccomandazione non fu mai seguita.

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