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Italia Oggi

Il Chianti del barone di Brolio ... E’ uscito fresco di stampa (Olschki, Firenze, 2009) un libro da noi curato, dedicato al barone Bettino Ricasoli, grande protagonista del risorgimento italiano, per due volte presidente del consiglio dopo la morte di Cavour nel 1861 e poi durante la terza guerra di indipendenza, nel 1866. Ricasoli, oltre ad essere un protagonista politico della destra storica e uno dei costruttori dello stato unitario, fu anche, come pochi sanno, uno straordinario imprenditore agricolo, tanto che in occasione del bicentenario della sua nascita si terrà a Siena, nel novembre di quest’anno, un convegno dedicato proprio alla sua figura di proprietario e produttore di vino. Dotato di una non comune perseveranza e di un intuito formidabile, Bettino Ricasoli individuò alla perfezione le problematiche che affliggevano la vitivinicoltura toscana, prima fra tutte la mezzadria che anteponeva la quantità alla qualità. Ma intuì anche quale peso economico avrebbe potuto avere la vitivinicoltura per l’Italia unita, come pure quale dovesse essere il vino “moderno” capace di fare concorrenza ai prodotti francesi. “Il vino riceve dal Sangioveto la dose principale del suo profumo (a cui io miro particolarmente) e una certa vigoria di sensazione: dal Canajolo l’amabilità che tempra la durezza del primo, senza togliergli nulla del suo profumo essendone pur esso dotato: la Malvagia, della quale si potrebbe fare a meno nei vini destinati all’invecchiamento, tende a diluire il prodotto delle due prime uve, ne accresce il sapore e lo rende più leggero e più prontamente adoperabile all’uso della tavola quotidiana”: è il celebre brano della lettera inviata da Bettino Ricasoli al professor Cesare Studiati il 26 settembre 1872, e che ha segnato la nascita della storia moderna del Chianti Classico.

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