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Italia Oggi

Il vino in Usa ...e getta ... Mercato statunitense in caduta per i vini europei, cresce quello dei Paesi emergenti. Crisi economica, caro euro e quindi prezzi elevati sono gli elementi di una debacle che colpisce l’Italia, -13,7% in valore e -7,5% in volumi, ma soprattutto Francia, -30,3% e -9,4%, e Spagna, -27,3% e -12,4%. È, invece, boom, per Argentina (+30,5% valore e +20,2% volume), e Cile (+16,6% e +82,9%). Contrastata l’Australia, -14,5% in valore e +41,9% in volumi. Ma a emergere non è tanto una diminuzione dei consumi, quanto la ricerca di prodotti a prezzo più contenuto. Il prezzo medio del
vino importato nei primi tre mesi è sceso del 26%, passando dai 5,23 dollari al litro del 2008 ai 3,89 del 2009. Sono i dati ufficiali, elaborati da Nomisma, del Dipartimento di stato per l’agricoltura (Usda) sulle importazioni negli Stati Uniti nel primo trimestre 2009 e diffusi da Fedagri Confcooperative. “Gli americani scelgono le bottiglie che costano meno”, commenta il presidente Paolo Bruni. I vantaggi sono andati ad Argentina e Cile visto che il prezzo medio all’import dei vini argentini è di 2,14 $/litro (+9%), quello dei vini cileni 2,26 $/litro (-36%). Nel 2008 la Francia importava vini a 12,56
dollari al litro, scesi a 9,66 (-23%) nel primo trimestre 2009, l’Italia a 4,87 dollari (-7%). L’Australia ha calato il prezzo del 40%, 2,28 dollari litro.
Dati negativi che preoccupano anche perché “quello Usa è per il vino delle nostre cooperative il secondo mercato dopo la Germania. Un mercato che per le 423 cantine di Fedagri vale oggi più di 350 milioni di euro”, conclude Bruni.

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