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Italia Oggi

La Vernaccia in continente ... Il vino usato da Giovanni Paolo II per dire messa cerca più spazio sul mercato... Stategia anti-isolamento per la prima doc sarda... Hanno grandi potenzialità, ma spesso con il mercato non riescono a varcare neppure i confini dell’isola. Sono i vini sardi, come la Vernaccia di Oristano, un vino sardo che parla sardo, che nonostante abbia caratteristiche organolettiche uniche e imitabili da paragonarla agli sherry spagnoli, lamenta crisi di vendita. La Vernaccia per anni è stato il vino della messa di Papa Giovanni Paolo II durante le varie visite pastorali in giro per il mondo. Ma questo non le ha consentito di trovare un canale commerciale per imporsi. Tanto che, quando una volta dovette essere fatta una degustazione a Roma, il più grande distributore di vini della Capitale non riuscì a fornirne più di 12 bottiglie, tutta la sua disponibilità. La Vernaccia è stata al centro di un seminario scientifico organizzato proprio a Oristano, dall’Accademia della Vite e del Vino e dalla locale Camera di Commercio in collaborazione con l’Università di Sassari e il Consorzio Uno. “Dai 2.000-2.300 ettari di vigneto coltivati a
Vernaccia”, ha spiegato Antonio Farris della facoltà di Agraria dell’Università di Sassari, “siamo passati agli attuali 300 ettari”. “La Vernaccia, di fatto, non mostra alcun interesse neppure a livello locale”, sentenzia amaro Farris. Una calo che ha avuto ripercussioni sulla produzione Doc “scesa a 1.200 ettolitri nel 2007 di cui soltanto 665 certificati”, ha sottolineato Enzo Biondo, presidente della Commissione degustazione della Doc.

La Vernaccia è stata la prima Doc della Sardegna. Nata nel 1971 ad oggi, però, non è riuscita ad avere un Consorzio per la sua tutela e la sua valorizzazione. Qualche anno fa sei produttori provarono a dare vita al Consorzio ma l’incapacità a mettersi d’accordo portò alla fine dell’esperienza nel giro di pochi mesi.

“Deve trovare una collocazione grazie alla sua originalità rispetto agli altri vini e alle altre zone”, ha commentato il presidente dell’Accademia, Antonio Calò. “Deve far valere la tradizione, il legame con il territorio. Elementi
che sono unici in tutti i vini prodotti con vitigni italici che sono la vera forza per combattere la crisi dei consumi di vino”.

Adesso a rilanciare la Vernaccia ci prova la Camera di commercio di Oristano. Da superare e da cancellare ci sono gli errori del passato, quando si importava vino dalla Sicilia per farlo diventare Vernaccia. Ma ci sono da superare anche preconcetti come quello di non voler fare la vendemmia verde per migliorare la qualità dell’uva. E c’è da trovare uno standard qualitativo, visto che, come è emerso dalla relazioni del convegno, è difficile trovare una Vernaccia simile all’altra per caratteristiche di colore o organolettiche. Una diversità dovuta anche alle modalità di vinificazione e invecchiamento. Dopo la prima fermentazione, il vino viene travasato in botti di legno dove avviene il fenomeno della formazione del Sor, un lievito che copre completamente la superficie del vino e ne impedisce l’ossigenazione dando vita al processo di ossidazione che caratterizza il prodotto finale. Travasi di botte in botte e ossidazioni successive prima di arrivare all’affinamento in bottiglia per un vino di 16 gradi alcolici di media da abbinare ai dolci.

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