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Italia Oggi

Asti, il patto dell’uva ... Accordo sul prezzo: 9,65 € ogni 10 kg... Intesa vignaioli-industriali. Il consorzio esulta, i produttori no... In regione Piemonte, a Torino, è stato siglato l’accordo interprofessionale per le uve moscato con il quale si producono sia l’Asti spumante che il moscato a tappo raso docg (si veda ItaliaOggi di ieri). Per la vendemmia in corso (è già iniziata nell’alessandrino e proseguirà nei prossimi giorni nell’astigiano e, a inizio settembre, nell’albese) ogni miriagrammo di uve (10 kg) verrà pagato dagli industriali agli agricoltori 9,65 euro contro i 9,95 del 2008 e la resa massima per ettaro è stata confermata a 95 quintali. Le aziende imbottigliatrici avranno anche un vantaggio in più avendo ancora abbassato a 0,45 euro il versamento al fondo comune per la promozione. Mentre annuncia un’ottima vendemmia, il Consorzio di tutela dell’Asti si dichiara soddisfatto dell’intesa raggiunta. Diversamente la pensano gli agricoltori. Il presidente della “Produttori Moscato d’Asti Associati” (2.300 tra cooperative e aziende di tutto il bacino di produzione che comprende le tre province di Cuneo, Asti e Alessandria per un totale di 10 mila ettari), Giovanni Satragno, definisce l’intesa “la più deludente che ho firmato in dieci anni”, ma poi precisa: “Considerata la buona produttività del vigneto nella vendemmia di quest’anno c’è di positivo che il reddito per il viticoltore potrà comunque salire presumibilmente attestandosi a circa 9.700 euro contro i 9.500 del 2008”. In aggiunta, c’è la garanzia minima prevista per la prossima campagna data dagli industriali, che si sono impegnati ad un ritiro delle uve docg perlomeno per 85 quintali per ogni ettaro a un prezzo di 9,55 euro. Il che permetterà un altro aggiustamento in positivo dei conti. Paolo Ricagno, presidente del Consorzio di tutela dell’Asti, tira le somme affermando che ora “Il mondo dell’Asti docg si dichiara pronto a ripartire in grande stile e a fare onore ad una vendemmia che si annuncia con uve sane, alto contenuto zuccherino e buona l’acidità”. E a suffragio del suo ottimismo sciorina alcune cifre: “L’Asti è uno dei prodotti più apprezzati nel mondo con 60 milioni di bottiglie vendute fuori Italia, vale a dire circa i 2 terzi del complessivo, e una ripresa sui mercati esteri tra cui Giappone, Stati Uniti e Canada”. Dati che ribaltano la situazione del 2008, quando venne registrato un trend negativo di 3 milioni di bottiglie rispetto al 2007, soprattutto nell’export. Nonostante i soldi spesi nella promozione. Dal canto suo la parte agricola vede con occhio diverso la situazione: “L’aver pagato in meno le uve”, commenta ancora Satragno, “non permette di capire l’interesse reale per il futuro dell’Asti da parte degli imbottigliatori”. Come a dire che si attende ancora la realizzazione concreta di un politica della ricerca di una maggiore qualità, soprattutto dello spumante con un prezzo a bottiglia superiore a quello attuale.

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