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Italia Oggi

Zonin investe forte sul trade ... Ora la casa vinicola potenzia la parte commerciale... All’estero nuove filiali. L’obiettivo è vendere di più tutte le etichette in portafoglio... Migliorare ulteriormente la capacità del gruppo di commercializzare l’intero portafoglio etichette sia in Italia che all’estero, in quest’ultimo caso attirando nuove filiali commerciali. È l’impegno prioritario per Casa Vinicola Zonin. Quello che attualmente assorbe il grosso degli investimenti messi a budget. Investimenti il cui ammontare resta top secret, ma che, stando alle parole del vice presidente Francesco Zonin, sarebbero di diversi milioni di euro (l’unica altra spesa di un certo rilievo pianificata per il 2010 è infatti quella per il rifacimento della cantina della tenuta Massera Altemura, nel Salento). “E vendere bene tutti i nostri vini”, dichiara a ItaliaOggi Zonin, “non è un lavoro semplice, se si considera che nel portafoglio del gruppo convivono etichette molto diverse fra loro per tipologia, posizionamento di mercato e vendibilità nei diversi canali e nei diversi mercati, nazionale ed esteri”. Una strategia, quella della casa vinicola privata italiana che può vantare la più ampia superficie vitata di proprietà: 18 mila ha, volta a equilibrare il contributo alla formazione del fatturato (81,4 milioni di euro nel 2008) dei vini a marchio Zonin (circa 18 milioni di bottiglie fra prosecco, merlot, chardonnay ecc. realizzati per un terzo con uve dei suoi vigneti, per un terzo con uve conferite da viticoltori terzi e per un terzo con mosti pure reperiti sui mercato). E di quelli (altri 5 milioni di bottiglie) delle nove tenute che fanno capo alla casa vinicola nelle regioni viticole più vocate d’Italia: Cà Bolani in Friuli, Il Bosco nel Pavese, Castello del Poggio nell’astigiano, Castello d’Albola nel cuore del Chianti, Abbazia Monte Oliveto a San Giminiano, Rocca di Montemassi in Maremma, Masseria Altemura nel Salento, Feudo Principi di Butera nel Nisseno e Baboursville in Virginia (Usa). Un traguardo quello dell’equilibro, apparentemente a portata di mano, se è vero che i vini Zonin sviluppano il 55% dei ricavi e quelli delle tenute il restante 45%. Ma non così semplice da raggiungere: negli ultimi sei mesi la situazione è rimasta sostanzialmente invariata (e Zonin non se ne lamenta) a fronte di una leggera crescita dei volumi commercializzati di entrambe le tipologie di etichette. La differenza, nei prossimi mesi, la potrebbero fare per l’attivazione di altre due filiali commerciali all’estero in autonomia o in partnership con distributori locali, che si aggiungerebbero alle società commerciali già attivate nel Regno Unito e negli Usa. “I progetti più avanzati al momento”, anticipa Zonin, “sono quelli per lo sbarco nei paesi del Nord Europa e in Cina”. In attesa dei dati di sell out dell’ultimo quadrimestre, il più importante dell’annata, Zonin non azzarda previsioni circa la chiusura dell’esercizio 2009. “Nei primi sei mesi”, dice il vicepresidente, “abbiamo comunque messo a segno in + 1-2%. E abbiamo avuto un buon luglio e un discreto agosto, con volumi e marginalità in miglioramento in particolare nel cruciale mercato statunitense”. Quanto all’andamento della vendemmia, Zonin appare soddisfatto, “Toccando ferro ”, riferisce, “per il momento sta andando bene in tutte le tenute, dal Friuli alla Sicilia. La peculiarità di quest’anno è che in alcune aree la vendemmia è iniziata prima dell’anno scorso, in altre è leggermente ritardata. Dal punto di vista qualitativo comunque siamo sicuramente contenti. Abbiamo già vendemmiato dei vini bianchi in Friuli e vinificato del Sauvignon Blanc splendido. Nelle nostre tenute si preannuncia insomma un’annata ottima, con quantitativi in linea con quelli dello scorso anno e con qualità medio-alte se non altissime”.

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