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Italia Oggi

Valoritalia punta al 70% dei vini ... In portafogli una trentina di etichette a denominazione... Con già l’autorizzazione in tasca di circa una trentina di doc, dal Piemonte alla Sardegna, passando per l’Emilia Romagna, Valoritalia srl, scalda i motori per arrivare a controllare la qualità del 70% delle produzioni vitivinicole di pregio italiane. Barbera di Monferrato, Piemonte, Dolcetto di Ovada, Alta Langa, Bianco di Custoza, Vini del Piave, Colli Euganei, Trebbiano di Romagna, Colli di Rimini, Vermentino, sono solo alcune delle denominazioni che sono appena entrate nel parco prodotti controllati dalla società partecipata da Federdoc, Csqa e da Uiv (Unione Italiana Vini). Se per le prime due la quota associativa è rilevante (circa il 60% o poco meno per Federdoc e il 35-38% per Csqa), quella di Uiv, ancorché non ancora determinata, sarà minima. Giusto quanto basta a far sedere un rappresentante della filiera in consiglio di amministrazione. “Valoritalia è stata costituita con l’obbiettivo di risolvere alcune disfunzioni del sistema dovute al pluralismo dei soggetti che sino ad ora hanno gestito l’attività di controllo su Doc, Igt e Docg”, spiega Andrea Sartori, presidente di Unione Italiana vini, “Mi riferisco alla disomogeneità delle procedure e delle tariffe applicate nei controlli dai vari consorzi. La presenza di un soggetto che accentra buona parte della produzione vitivinicola italiana, favorirà sicuramente un’applicazione omogenea della normativa, anche per chi sarà controllato da altre società. L’esperienza di Federdoc e il know how di Csqa faranno il resto”. Il dm del 13 luglio 2007 e successive modificazioni, prevede, infatti, una forcella per la tariffa da applicare al viticoltore-vinificatore che va da un minimo di 0,20-0,30 euro all’ettolitro sino a 1,55-2,20 euro all’ettolitro. A ciò, sotto il profilo amministrativo documentale, vanno aggiunti la conoscenza di tutta la documentazione obbligatoria delle denominazioni e le attività in campo per verificare la rispondenza quantitativa di denunce produzione, richieste di certificazione di idoneità di partite imbottigliate, le rese massime delle uve, la correttezza della documentazione contabile, ecc. Tutto questo oltre al costo dei controlli significa tenere a disposizione di quest’attività una persona dell’azienda. Per piccole realtà un onere gravoso. “Molte società di controllo applicavano a tutti il massimo della tariffa. Il costo non era irrilevante, parliamo di una voce annua di bilancio di 50 anche 100 mila euro. Più i 30-40 mila del dipendente deputato a seguire le procedure. Inutile dire che molte aziende di piccole dimensioni hanno dovute scegliere di abbandonare la Doc. Ora la situazione potrebbe trovare una svolta. La presenza a fianco di Valoritalia di altre società presenti in alcune regioni come il Veneto, Piemonte e il Trentino Alto Adige, eviterà che si crei un monopolio su tariffe e procedure e, al contempo, costringerà tutti a confrontarsi e a procedere secondo logiche unitarie ed efficienti”.

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