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Italia Oggi

Passaporto ai vitigni ... Un data base via web per gli autoctoni... Nel vivo GrapeGen, il piano per la banca della biodiversità... Entra nella fase operativa il nucleo centrale del progetto europeo GrapeGen. Partito nel 2006 con una dotazione di 1,5 milioni di euro, con l’obiettivo di creare una banca dati della biodiversità viticola da mettere a disposizione non soltanto dei ricercatori, ma anche dei viticoltori, il progetto vuole dare loro la possibilità, oggi come in futuro, di conoscere le caratteristiche dei tanti vitigni autoctoni europei attualmente conservati, ma non coltivati. E di sapere dove e da chi sono mantenuti in collezione, così da poterne avere accesso qualora decidessero di riportarli in produzione. Nel corso dell’ultimo incontro annuale dei ricercatori
dei 21 istituti coinvolti (quattro italiani: Fondazione Edmund Mach, Cnr di Torino, Cra di Conegliano e Università di Udine, e uno per ognuno degli altri 16 paesi coinvolti: Austria, Azerbaidjan, Croazia, Repubblica Ceca, Cipro, Francia, Germania, Georgia, Grecia, Ungheria, Moldavia, Marocco, Portogallo, Slovacchia, Spagna e Svizzera), svoltosi a fine settembre scorso a San Michele all’Adige, sono infatti stati condivisi i criteri da seguire per caricare il passaporto dei singoli vitigni in un apposito database, messo a punto dal team di ricercatori tedeschi del Julius Kühn-Institut di Siebeldingen, in Germania, guidato da Erika Maul, il cui accesso sarà garantito al pubblico tramite il sito internet www.eu-vitis.de. “Per l’autunno del 2010”, spiega a ItaliaOggi Stella Grando, responsabile del programma di ricerca in genetica molecolare applicata del Centro ricerca e innovazione della Fondazione Edmund Mach (Iasma), “il database dovrebbe già contenere il passport data di più di mille vitigni. E a quel punto, il progetto GrapeGen sarà comunicato in modo capillare nei vari paesi in occasione sia di eventi e manifestazioni scientifiche che d’incontri con i viticoltori”. Se ai ricercatori dell’Inra di Montpellier (Francia) è stato affidato il compito di definire i criteri per la descrizione morfologica dei diversi vitigni, lo Iasma ha svolto il ruolo di coordinatore del pacchetto di lavoro incaricato di fissare le modalità da seguire nell’analisi del dna dei singoli cultivar, in forza della sua esperienza nel sequenziamento genetico della vite. “Presso la fondazione”, evidenzia Grando, “manteniamo in collezione circa 2.700 diversi genotipi. Il fatto di partecipare a una rete internazionale di ricerca e di utilizzare metodologie comuni, valorizza il nostro lavoro e gli conferisce maggiore attendibilità”. Fra i sette pacchetti di lavoro in cui si articola il progetto GrapeGen, figura anche quello per individuare metodi di conservazione dei vitigni alternativi rispetto al loro mantenimento in collezione, quindi più economici in termini monetari e di spazio fisico. “Sono in fase di valutazione”, dice Grando, “sistemi di conservazione dei semi e di crio-conservazione in azoto liquido del polline. Entro il prossimo anno è attesa la divulgazione del protocollo ritenuto più idoneo per garantire che il materiale genetico torni a germinare anche a distanza di molti anni”.

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