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Italia Oggi

La masseria, che passione ... Da dirigente di aziende agroalimentari a imprenditore. La mia idea? Valorizzare le risorse del Sud d’Italia... La vita, la carriera e i gusti di Nicola Donadio, amministratore unico di Tenuta del Barco... Da dirigente nel settore dell’agroalimentare con ruoli di primo piano in realtà come Barilla, Coca-Cola e Pam a imprenditore alla guida di un’antica masseria nel Salento, trasformata in un’azienda turistica e agricola specializzata in prodotti biologici: è questa l’essenza del percorso professionale e di vita di Nicola Donadio, oggi amministratore unico di Tenuta del Barco. La sua parabola nel mondo dell’agroalimentare comincia con la laurea a pieni voti in scienze agrarie all’università di Bologna nel 1984, in seguito a cui Donadio consegue un master in agribusiness negli Stati Uniti, dove vive per due anni. Dopo il rientro in Italia, si avvia per lui una lunga carriera di 21 anni all’interno di aziende del settore, in cui si alternano esperienze nella distribuzione moderna e nell’industria. Donadio riassume questo ventennio definendolo “la mia prima vita”, durante la quale, tra i vari ruoli da lui ricoperti, c’è quello di group product manager per i mercati esteri di Barilla, di direttore acquisti marche commerciali per il gruppo Pam, per il quale è stato anche direttore marketing, e di direttore trade marketing di Coca-ColwBevande Italia. Tutte esperienze che si riveleranno preziosissime nella “seconda vita” di Donadio, che a metà degli anni Novanta decide di “riprendere un business di famiglia, che era rimasto un po’ abbandonato. Ho cominciato a investire nel Salento, una delle aree con maggior potenziale nel Sud Italia. Mi sono dedicato al turismo, rivalutando una tenuta di famiglia sul mare”, spiega l’imprenditore. Si tratta della Tenuta del Barco, una masseria seicentesca che sorge nel borgo di Marina di Pulsano, in Puglia. “Abbiamo puntato molto sulle energie rinnovabili, sul solare termico, rendendoci autonomi per l’energia elettrica”, continua Donadio, che sottolinea l’impronta “verde” che ha scelto di dare alla sua impresa, “caratterizzata da un utilizzo consapevole dell’acqua, una risorsa limitata nel Meridione, dall’uso preferenziale di prodotti biodegradabili per l’igiene dei locali, e dalla presenza nel ristorante di menu e di vini bio”. Tenuta del Barco si è peraltro arricchita di una piccola cantina rurale per produrre vini biologici. “In questa zona infatti si fa il Primitivo di Manduria e il Negroamaro, due vitigni molto preziosi. Questi vini ora sono distribuiti nel canale della ristorazione, ma stiamo iniziando a contattare anche la grande distribuzione e il mercato estero. Bisogna comunque tener presente che è un prodotto di nicchia, più agroindustriale che industriale”. Ed è proprio per la dimensione ridotta della produzione (circa 60 mila bottiglie all’anno) che la crisi ha impattato poco sulle vendite dell’azienda. “Il vino è un prodotto difficile, ma se si punta su un’area alternativa come il biologico è possibile trovare uno spazio in questo mercato”, ammette Donadio. “Insomma, l’azienda è fatta, adesso bisogna farla girare. L’idea è stata quella di cercare un territorio che ha degli aspetti naturalistici di primo piano, cercando di realizzare un progetto imprenditoriale che ha un elemento turistico, uno industriale e uno agricolo, tre componenti che sono distinte ma sinergiche: il cliente soggiorna nella tenuta, mangia e beve i nostri prodotti”...

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