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Italia Oggi

Ora i produttori in etichetta ... De Castro: i nomi sulle confezioni Dop, Igp e Stg... All’assemblea vitivinicola Fedagri la proposta contro l’anonimato del private label... Il nome del produttore sulle etichette dei prodotti Dop, Igp ed Stg. È questa la proposta lanciata a Trento, nel corso dell’assemblea del settore vitivinicolo di Confcooperative-Fedagri, dal presidente della commissione agricoltura del parlamento europeo, Paolo De Castro, per far fronte agli effetti più distorsivi del private label. Il tutto, mentre dall’assise svoltasi in settimana rimbalzava anche un altro messaggio: fare sistema, unirsi, aggregarsi. Perché il “piccolo” non è poi più così “bello”, soprattutto se si tratta di affrontare i mercati internazionali e la concorrenza di player molto competitivi. Così, sebbene “in questi ultini anni si siano verificati importanti casi di aggregazione, ha dichiarato il presidente del settore vitivinicolo di Fedagri, Adriano Orsi, resta ancora molto da fare”. Orsi, nel corso dell’assemblea, ha citato esempi come i1 Collis-Veneto Wine Group, consorzio vitivinicolo di secondo grado costituito tra Cevico, cantina di Colognola ai Colli e cantine dei Colli Berici di Lonigo, Barbarano e San Bonifacio, “un consorzio da 1,4 milioni di quintali di uve e oltre 1 milione di ettolitri di vino, il 15% della produzione veneta e il 4,5% del totale nazionale. Un fatturato da 150 milioni di euro, 50 dei quali dall’export”. Necessità di fare gruppo sottolineata da Diego Schelfi, presidente della Cooperazione trentina, provincia nella quale realtà come Mezzacorona e Cavit provano a mettere in campo iniziative comuni. “È stato avviato un percorso che ha un obiettivo, mettere a denominatore comune diversità, eccellenze e intelligenze di ciascuna cantina per creare economie di scala. Per affrontare i mercati esteri, ma anche avere forza contrattuale con la gdo che si troverebbe di fronte una controparte strutturata”. La crisi attuale dei consumi ha, di fatto, accelerato l’esigenza di trovare sinergie tra cooperative alla ricerca di efficienza e di redditività. “In un processo di riduzione dei margini”, commenta il presidente di Fedagri-Confcooperative Maurizio Gardini, “occorre ridurre i costi e alleggerire la burocrazia per avere maggior competitività. C’è da affrontare un processo di miglioramento dell’efficienza delle cooperative che si devono chiedere se sono in grado di stare sul mercato. E per strare sul mercato, per produrre reddito, occorre spingere sui processi consortili, sulla riorganizzazione dimensionale, in quanto le piccole realtà non hanno la capacità di affrontare l’internazionalizzazione”. E la competizione internazionale si vince se si fa sistema. Però Secondo Rossi, presidente di Caviro, “per esportare abbiamo bisogno di aziende grandi. Per entrare in una catena, il prodotto va “accompagnato” con comunicazione, marketing e per fare questo occorrono grandi dimensioni”. Ma c’è anche l’Italia e per Carlo Salvadori della cantina Agricoltori del Chianti geografico, l’attenzione deve essere posta alla qualità “senza prescindere dal prezzo. Non si deve svendere, neppure alla Gdo”. E a proposito di Gdo, Adriano Orsi ha chiesto maggior rispetto dei produttori da parte del private label. “Chi produce non ha peso, può essere sostituito dalla Gdo che fa il prezzo e che viene riconosciuta nell’etichetta. Il consumatore è in mano al commerciante e non al produttore”. La risposta, indiretta, è arrivata come detto da Paolo De Castro, presidente della Commissione agricoltura del Parlamento europeo, presente all’assemblea Fedagri. “Vogliamo far passare una norma che indichi il nome del produttore almeno sui prodotti certificati, sulle Dop, Igp e Stg”.

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