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Italia Oggi

Rivoluzione per la governance dei vini Do e Ig ... Possibilità di gestire l’offerta anche dei non associati per i consorzi di tutela più rappresentativi sotto il profilo della produzione controllata, divieto di usare le uve da tavola per produrre vini Doc e Igt, condizioni precise e puntuali per l’imbottigliamento in zona (e le sue possibili deroghe) e un occhio di riguardo alle menzioni, per non creare confusione nel consumatore. Sono solo alcune delle novità della bozza del decreto legislativo sulla tutela delle denominazioni di origine e delle indicazioni geografiche dei vini dopo il confronto con le richieste della filiera. Solo alcune perché le questioni, in realtà, sono molte. Se, infatti, l’attenzione degli operatori è sulle disposizioni che disciplinano il riconoscimento e la rivendicazione delle denominazioni, il controllo di esse e le sanzioni, quella delle istituzioni si concentra sulla semplificazione delle procedure e sulla gestione della documentazione, ora destinata ad essere parte integrante del Sian.

Consorzi di tutela. Secondo il nuovo impianto normativo i consorzi dovranno concentrare la loro attività sulla tutela e promozione del prodotto dei loro associati sia sotto il profilo strettamente tecnico che sotto quello economico. Gli ambiti di competenza vanno, perciò, dalla tutela, valorizzazione e promozione sul mercato delle denominazioni al supporto dell’ispettorato centrale per scoprire e reprimere le frodi agroalimentari, dall’assistenza tecnica, di monitoraggio del mercato per aprire nuovi canali commerciali al prodotto, alla collaborazione con il ministero all’innovazione o adeguamento normativo della produzione. Il consorzio per ottenere il riconoscimento deve rappresentare almeno il 35% dei viticoltori della zona di produzione interessata e controllare almeno il 51% della produzione certificata negli ultimi due anni dei vigneti che siano iscritti allo schedario viticolo della relativa Do o Ig. Deve, inoltre, essere disciplinato da una statuto conforme a quanto richiesto dal Mipaaf e disporre di strutture e risorse adeguate ai compiti. Interessante è, invece, la questione del governo dell’offerta che può essere esercitato anche nell’interesse dei produttori non aderenti al consorzio se questo goda di una rappresentatività nella compagine sociale del consorzio di almeno il 40% dei viticoltori e di almeno il 66% della produzione certificata. Il disposto normativo esemplifica tale compito in un’attività di coordinamento delle iniziative di tutela e promozione delle denominazioni al fine di salvaguardare e tutelare la qualità del prodotto Dop e Igp con un controllo anche indiretto, attraverso le organizzazioni di categoria, sull’immissione in commercio. I controlli sono affidati ad agenti di pubblica sicurezza al servizio dei consorzi e i cui costi vanno ripartiti fra tutti i produttori certificati (associati e non).

Imbottigliamento in zona. È possibile prevederlo come obbligatorio nello stesso disciplinare di produzione a patto che: coincidano zone di produzione e vinificazione; per le nuove domande di certificazione di Dop o Igp la richiesta riguardi almeno il 66% delle superfici vitate, mentre, se si tratta di una modifica, la richiesta deve essere avallata da almeno il 51% dei produttori interessati. Chi ha imbottigliato fuori zona per due anni consecutivi negli otto ante modifica può chiedere al Mipaaf una proroga di 5 anni.

Schedario vitivinicolo. Vengono meno gli albi e lo schedario vitivinicolo gestito dal Sian diventa l’unico database con cui si rapportano istituzioni pubbliche e soggetti privati. Rispetto alla prima versione del dlgs, è prevista un’interattività per i consorzi di tutela, controllo e tracciabilità puntuale per le Igp e cancellazione automatica delle superaci vitate non rivendicate per tre anni successivi da alcuna Do o Ig.

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