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Italia Oggi

Non tutti i vini beneficiano dell’effetto Terroir nel prezzo ... La crisi verifica la tenuta dei molti, forse troppi, prodotti lanciati sul mercato. Tutti i prezzi dei Terroir sono saliti a dispetto della qualità. Pochi vini blasonati godranno ai un premio nel prezzo di vendita. Per gli altri inizia l’era ribassista... Le crisi economiche hanno anche la funzione di individuare nuovi equilibri nei mercati. Registrano prezzi e spingono fuori mercato imprese marginali o produzioni in eccesso. Per il mercato del vino la peggiore recessione internazionale del dopoguerra significa soprattutto una cosa: verificare la tenuta dei molti, forse troppi, prodotti lanciati nel mercato negli ultimi anni. In qualche modo anche il vino ha avuto la sua bolla, una bubble in parte finanziaria, che ha gonfiato i valori dei terreni e degli avviamenti delle troppe imprese, in parte commerciale, con i vini modesti sovraprezzati a doppia cifra al dettaglio. Alcune paroline magiche, ben costruite da un marketing di scopo, hanno poi prodotto un effetto marea: tutti i prezzi dei Terroir sono saliti a dispetto delle differenze nella qualità. Ma adesso, post crisi, bisognerà verificare quanti dei vecchi prezzi resisteranno con i consumatori che si sono fatti più selettivi e la domanda ha imparato, anche nel caso dell’enologia, a modernizzarsi nelle tendenze come testimonia il successo dello champagne low cost di Sainsbury. Il risveglio dalla recessione per molti produttori di qualità non adeguata potrebbe significare dover convivere con un prezzo medio di vendita aggiustato verso il basso a doppia cifra rispetto al 2008. E questo aggiustamento già interessa i mercati più competitivi e più orientati ai consumatori come quello americano. “The New York Times”, ad esempio, ha recentemente degustato venti diversi Brunelli di Montalcino con un prezzo di vendita finale inferiore ai 75 dollari ma dei quali ben tredici costavano più di 50 dollari alla bottiglia. Vini premium o super premium ma non icone del territorio più esclusivo della Toscana. Il giudizio finale della giuria del prestigioso giornale statunitense è senza appello: la maggioranza dei Brunelli non vale in termini qualitativi il prezzo richiesto. Un riequilibrio nei prezzi è auspicato dai degustatori americani. Effetto del supereuro? Secondo noi solo in parte e marginalmente. Ciò che guadagna momentum con sempre maggiore chiarezza nel mercato del vino contemporaneo è la emersione di un consumatore globale perfettamente consapevole del giusto rapporto qualità/prezzo. Negli anni novanta, quando il vino faceva boom e moda, erano i produttori a poter imporre un premio nel prezzo finale. Oggi sono i consumatori a poter pretendere uno sconto. Pochi selezionati vini internazionali, anche pochi vini provenienti da Terroir blasonati, potranno continuare a godere di un premio nel prezzo di vendita. Per la maggioranza degli altri è iniziata l’era del riequilibrio ribassista del prezzo. Fare margini nel mercato del vino diventa molto meno facile e la professionalizzazione manageriale e la crescita dimensionale delle aziende del settore è solo all’inizio.

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