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Italia Oggi

Lo spumante fa lo zio d’America ... Le bollicine traino del made in Italy negli States, crisi o non crisi... A New York c’è l’Italian wine week. Crollano i vini francesi. Il futuro è la qualità a prezzi contenuti... Una crescita del 14% sulla vendita degli spumanti italiani negli States, un aumento del consumo del vino tra i giovani americani e una riconferma dell’Italia come primo paese d’importazione vinicola sul mercato Usa. È la ventata di ottimismo che arriva dalla presentazione della seconda edizione di “Vino 2010”, “Italian Wine Week”. Manifestazione organizzata in settimana a New York, grazie alla collaborazione tra Buonitalia Spa, Ice e Veronafiere-Vinitaly. Un programma scandito da più di una trentina di eventi tra degustazioni, gala dinner, seminari. Chi è giunto nella Grande Mela, non ha nascosto che il 2009 è stato un anno difficile. Di crisi generalizzata. Sono andati male tutti i principali produttori europei, anche a causa dell’euro forte. Ma secondo i dati Ice, a regalare un sorriso all’Italia sono proprio le bollicine, con un +13,4% in quantità e +7,6% in valore, su un mercato americano che vede, in generale, un calo del 6,7% in volume e del 30,1% in valore. Alcuni operatori ritengono che l’aumento degli spumanti sia dovuto al dèbâcle dei vini francesi, e a un interesse giovanile crescente verso la degustazione di vino. Di più. I produttori italiani possono ora approfittare della recessione proponendo il proprio prodotto come una alternativa a prezzo più basso - ma di qualità - rispetto allo champagne francese. Inoltre, la tendenza del gusto è verso i vini leggeri. “Più che di indebolimento del mercato del vino”, ha spiegato Giuseppe Martelli, presidente del Comitato nazionale vini, “parlerei di una diminuzione del valore del 4% ma di un incremento del volume del 10% rifacendomi ai dati di Assoenologi. Il consumatore americano oggi predilige il vino di “fascia media” a discapito dei vini di alta qualità”. “Vogliamo creare un nuovo modello di vendita internazionale”, hanno poi dichiarato Giovanni Colombo, direttore del Vinitaly Verona, e Giuseppe Morandini, membro dell’Italian Trade Commission, durante la presentazione di Vino 2010, “creare nuove catene distributive, garantire efficacia degli investimenti pubblici”. - “Il primo passo verso il miglioramento si sta compiendo oggi”, ha aggiunto Franz Mitterutzner, direttore generale di Buonitalia, “permettendo a 200 operatori Usa di incontrare 470 operatori italiani, rappresentanti di 2.500 etichette”. Non solo. Twitter e Facebook, secondo Aniello Musella, executive director dell’Ice, saranno gli altri strumenti di vendita del made in Italy. Tornando, poi, ai trend di mercato, e andando oltre al dato spumanti, nel 2009 la contrazione Usa della domanda di vino d’importazione si è accentuata. Nei primi nove mesi l’import da tutte le provenienze è diminuito del 17% rispetto allo stesso periodo del 2008. Stesso calo ha accusato l’export italiano. La crisi, ovviamente, ha colpito anche altri esportatori dell’area euro, con flessioni del 21,2% per la Germania, del 16,3% per la Spagna, del 13,3% per il Portogallo. Le importazioni Usa di vino argentino, di contro, sono cresciute di un terzo negli ultimi 10 mesi del 2009 e quelle cilene hanno registrato un aumento del 20,8% nello stesso periodo. In ascesa anche l’import di vino neozelandese.

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