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Italia Oggi

Il vino è un business immobiliare ... La crisi finanziaria della Grecia, che colpisce al cuore l’eurozona, aggiunge benzina al fuoco già incandescente della crisi economica. Nuova base monetaria, sotto forma di prestiti sovranazionali, sarà messa in circolo. Dopo le maxioperazioni dell’ultimo biennio delle banche centrali è un ennesimo segnale di pericolo concreto per chi teme l’inflazione dietro l’angolo. Prima o poi l’indice dei prezzi inizierà a incorporare, almeno in parte, gli effetti delle politiche monetarie necessitate dalla crisi di Wall Street per evitare il collasso stile 1929 ed allora l’inflazione potrebbe anche tornare vicina alla doppia cifra o anche superarla. E comunque la stagione dell’inflazione all’l% diventerà un ricordo. In questo scenario investire in vino può essere una ottimale strategia di portafoglio per conseguire, contestualmente, due obiettivi: coprire parte degli investimenti dagli effetti penalizzanti dell’imposta inflazione ed approfittare del rialzo dei valori di cui potrebbero godere gli asset reali. Significa che il quadro economico che si va formando si sposa perfettamente con la natura core del business del vino che, dai più esperti, è da sempre indicato come un business, apparentemente agricolo, ma sostanzialmente immobiliare. Investire quindi in aziende vinicole con casali e pregiati ettari di terreno in zone certificate e delimitate è una strategia che torna di estrema attualità. Del resto, nell’ultimo biennio i prezzi medi dei vitigni Docg sono scesi sensibilmente. In molte zone la correzione è stata a doppia cifra ed è andata di pari passo con la crisi delle vendite e le ristrettezze del credito. Molte imprese vinicole di dimensioni medio piccole che non dispongono di un brand consolidato hanno visto crollare la propria stabilità economico-finanziaria: è cresciuto l’indebitamento anche a breve e sono diminuiti i margini sulle vendite. Significa che sul mercato, per gli investitori interessati alla componente immobiliare del business vinicolo, ci sono molte buone occasioni. Insomma, questo è un mercato per compratori che dispongono di liquidità e pensano di poter implementare una necessaria strategia di hedging dall’inflazione futura attesa attraverso degli investimenti in beni immobiliani alternativi. Perché, ovviamente, investire nel real estate vinicolo ha delle sue peculiarità. Il rendimento atteso difficilmente può eguagliare quello di immobili ad uso commerciale cittadini ed i costi di gestione sono sicuramente più importanti. Inoltre, si deve, con l’aiuto di qualche manager esterno, continuare a gestire l’azienda vinicola. Ma è anche vero che la potenziale rivalutazione dell’immobiliare vinicolo è originale, nel senso che è sganciata dall’andamento dei prezzi degli immobili tradizionali. Dove comprare? Sicuramente nelle zone di pregio del real estate immobiliare italiano come il Piemonte e la Toscana. Territori peraltro con una vocazione internazionale e quindi con un mercato ampio ed articolato di possibile rivendita a termine dell’asset. Ma non vanno trascurate neppure altre aree geografiche della penisola come il nord della Sardegna e la Costa Smeralda, la Sicilia oppure il Trentino-Alto Adige. Tutti territori con il duplice vantaggio di essere paesaggisticamente esclusivi e capaci di produrre vini anche da vitigni autoctoni di caratura mondiale. Gli ingredienti giusti per proteggersi dall’inflazione e incamerare guadagni a doppia cifra dall’investimento effettuato.

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