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Italia Oggi

Il custode della tradizione ... La storia della mia famiglia comincia nel 1200 e passa da una grande invenzione: il Brunello di Montalcino. La vita e i gusti di Stefano Cinelli Colombini, amministratore unico della Fattoria dei Barbi... Nobiltà toscana come cultura, arte e territorio. È questo il geniale abbinamento che distingue il più pregiato e noto vino italiano: il Brunello di Montalcino. E che impregna la storia di una famiglia che il Brunello l’ha inventato e ad oggi ne è fra i maggiori produttori ed esportatori: i Cinelli Colombini. Stefano, classe 1956, proprietario della Fattoria dei Barbi, appartiene a un’antica casata patrizia del senese che risale al 1200.1 suoi antenati sono emeriti giuristi e scienziati, insegnarono a Calvino, fondarono l’ordine dei Gesuiti di San Girolamo, furono compagni di venture di Cecco Angiolieri. Dopo la laurea in legge, Stefano Cinelli Colombini pensa alla docenza, ma le pressanti richieste dei familiari lo fanno gravitare sempre più intorno all’azienda agricola: dal 1983 è responsabile della commercializzazione del vino sul territorio nazionale e presso i clienti stranieri e gestisce gli allevamenti in prima persona. Nel frattempo si occupa della modernizzazione della cantina e dell’introduzione dei futures, sistema di vendita già molto diffuso in Francia, con cui il consumatore paga in anticipo il vino ancora in botte, assicurandosi un prezzo più basso e la consegna delle bottiglie alcuni anni dopo la vendemmia. Temperamento creativo e versatile, non ha patito un vero contrasto generazionale perché in casa sua l’estro è sempre state accolto con naturalezza: “Mia madre, dopo aver coltivato la passione per la ceramica d’arte, si è dedicata a tempo pieno alla gestione del patrimonio in tempi in cui essere una donna al comando generava notevole diffidenza, mia nonna parlava sei lingue e mio nonno, podestà di Montalcino, inventò la prima enoteca pubblica. Non contento, sfruttando il prestigio del proprio nome, ideò nel 1936 una
vera e propria vendita per corrispondenza, con un mailing ai colleghi medici, degno dei più moderni manuali di marketing”. Tutt’altro che schiavo del lavoro (“che serve per vivere e
non viceversa”), si occupa delle proprietà ereditate a tutto tondo e senza snobismi ha imparato a conoscere i vitigni, la genetica dei maiali, il mangimificio e tutte le problematiche che giornalmente sollevano i quattrocento ettari di terre. “Il vino è uno dei modi per far lavorare l’impresa”, insieme all’alta gastronomia e al turismo di qualità, una delle possibili declinazioni del nostro saper fare, non l’unico” e infatti nella tenuta si trova un agriturismo, un ristorante, un’antica bottega di prodotti tipici, tutti venduti in Italia, ma anche esportati. Il target del suo vino? “Principalmente ristorazione e alimentari di pregio, spesso in contro città”.
Ma la dotazione ereditata dagli ari non si esaurisce nel business: Stefano Cinelli Colombini ha anche la medesima passione per la scienza: nel 1997 ha ideato un progetto per la realizzazione di un “naso elettronico”, con l’Università di Siena e Madrid, mentre nel 2000 ha ricevuto l’approvazione Ue per il “kit enologico” di analisi del vino in 15 minuti. Profondo conoscitore delle specificità della terra toscana, sta collaborando con l’Università di Pisa e il Consorzio del Morellino, alla mappatura delle varietà presenti nei vigneti di Scansano, per individuare e salvare i cloni indigeni. Sposato con un bimbo, vive a Siena in Piazza del Campo e ha una grande passione, neanche a farlo apposta, per i cavalli (che compaiono su molte delle sue cravatte). In particolare il suo Brigante,
che ha smesso da qualche anno di montare e dà il nome ad un’etichetta nata dall’incrocio fra uve Sangiovese e Merlot.
Cinelli Colombini si diletta con la computer-grafica e crea moltissime etichette per passione, con il suo Toshiba portatile superleggero. Per comunicare, all’insegna della funzionalità ha scelto un BlackBerry. Amante del nuoto, in estate si concede almeno due ore al giorno nelle acque cristalline dell’Argentario. In inverno pratica lo sci (con i suoi Vòlkl), spostandosi in Italia, Austria e Svizzera. Per il turismo a lungo raggio sceglie una Bmw 1200 RT. Completamente disinteressato agli accessori (dopo l’orologio Bulova, regalato dal nonno è passato a un Lorena in acciaio) e all’abbigliamento, si lascia consigliare dalla moglie e passa dalle supersportive Nordica da trekking, a un paio di Church’s per le occasioni formali. Sul comodino si accalcano i romanzi storici: dai classici alla Guerra e Pace a Io Claudio di Robert Graves e Master & Commander di Patrick O’Brian.

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