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Italia Oggi

Il Chianti Classico si castra ... Dopo il blocco delle vendite arriva il taglio alle rese ...Il Consorzio del Gallo Nero vuol limitare la produzione. Quote di mercato a rischio... Prima una riduzione delle rese in due tempi (nel 2002 e nel 2004), poi, ad agosto 2009, il blocage, cioè la decisione di bloccare la vendita di vino Chianti Classico, con l’accordo delle banche a finanziare le scorte rimaste dentro le cantine. E adesso una nuova richiesta alla regione Toscana di approvare un’ulteriore riduzione delle rese per ettaro, pari al 20% in meno del potenziale produttivo aziendale a valere sulla prossima vendemmia. Il Consorzio del Chianti Classico prova così a non far crollare il prezzo del proprio prodotto con misure che tengano bassa la produzione visto l’andamento delle vendite che, nel 2008 e 2009 hanno avuto cali di oltre il 30% sia dell’imbottigliato, sia dello sfuso, con conseguenze gravi sui prezzi, che in alcuni casi non coprono neppure i costi di produzione. In cifre, la decisione assunta dal Consorzio del Gallo Nero il 16 marzo scorso riduce le uve per ettaro da 75 a 60 quintali. Il che vuol dire poter produrre solo 42 ettolitri di vino per ettaro. A conti fatti, se non è la quantità più piccola producibile in Italia nelle Docg, poco ci manca, Per questo, tra i produttori i mal di pancia non mancano. C’è chi pensa che la scelta sia controproducente. Che si tratti di una decisione, passata a maggioranza, nell’interesse soltanto di chi non riesce a vendere o di chi addirittura svende e abbassa talmente i prezzi da rovinare l’immagine e il mercato. Anche per il futuro quando la crisi sarà rientrata. Una decisione che non tiene conto di chi lavora in termini di qualità, riuscendo a vendere tutta la produzione nell’anno, nonostante la crisi.

La riduzione. L’ultima richiesta di riduzione delle rese del 20% si basa su tre elementi. “Le aziende agricole hanno ancora molto vino in cantina”, spiega a ItaliaOggi il direttore del Consorzio del Gallo Nero, Giuseppe Liberatore. “Lo stock delle giacenze nel 2009 è cresciuto di quasi 75 mila ettolitri”. “Inoltre è in corso il blocage fino al 2011, ma la speranza è di toglierlo prima della scadenza e questo porterà a immettere sul mercato il 20% della produzione di Chianti Classico”. Infine, la nuova Ocm vino. “Si può utilizzare il 40% dell’uva di una nuova vigna già al terzo anno. Questo comporterà un aumento di quantità di uva nel Chianti Classico per circa 15 mila ettolitri”. Pur consapevole che la soluzione non sia la panacea di tutti i mali, Liberatore sottolinea che si tratta di una “decisione che va letta come una risposta di medio periodo a una evidente tendenza all’aumento delle scorte, con l’obiettivo principale di sostenere il prezzo del Chianti Classico”. “Probabilmente il punto più basso della crisi è oramai alle nostre spalle”, conclude, “e qualche segnale di ripresa comincia da qualche mese a manifestarsi. La riduzione delle rese potrebbe pertanto accelerare la risalita dei prezzi, aiutando le imprese a superare questa difficile congiuntura”.

Il quadro. Si cerca, dunque, di non svilire il prezzo del vino. Ma è una decisione che non prende in considerazione alcuna quegli agricoltori che ogni anno terminano la loro produzione prima di mettere in vendita la nuova annata, con prezzi se non crescenti, quantomeno stabili. Il rischio, a questo punto, è di non offrire le giuste garanzie di competitività in un momento in cui il mercato sembra dare segni di grande risveglio. Specialmente negli Usa. Così, produrre minor Chianti Classico quando nel mondo i consumi di vino sembrano essere tornati a crescere, potrebbe voler dire lasciare spazio alla concorrenza dei produttori del Nuovo Mondo. A questo punto se la regione Toscana dovesse accogliere la domanda del Consorzio, si potrebbe creare una strana situazione. Con alcuni produttori messi in condizione di vendere meno di quanto possono, oltretutto a un prezzo remunerativo. In conseguenza di ciò si potrebbe verificare un nuovo scenario, con produttori penalizzati dalle minori rese imposte, costretti ad acquistare vino sul mercato e a vendere un prodotto che non è quello della loro azienda. Va anche detto che il Gallo Nero associa circa 600 aziende vitivinicole di cui circa 350 imbottigliatori. E la misura di ridurre la produzione sembra essere stata presa proprio per tentare di frenare l’attività di chi imbottiglia. Nel momento di calo dei prezzi, infatti, chi commercializza vino ha cercato di acquistare grandi partite a cifre stracciate. A vendere sono stati prevalentemente i piccoli che, pur di liberare la cantina e incassare, hanno preferito svendere il prodotto. Ecco che la scelta di chiedere un abbassamento delle rese soddisfa chi non riesce a piazzare sul mercato le quantità prodotte e, per venderle, ha preferito tagliare i prezzi. Insomma, a rimetterci potrebbero essere proprio quelli che lavorano bene, che puntano sulla qualità e non sulla quantità. E che già, per loro scelta, operano tagli di produzione in vigna.

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