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Italia Oggi

I vini di Grecia tra mito e localismo ... I greci hanno davvero dato vita alla tragedia perfetta. Da anni, consapavolmente, prendevano per i fondelli i partner europei con conti pubblici taroccati e con una politica fiscale che oggi il Fmi non tollererebbe più neppure nel caso del Paraguay: la Grecia è un paese dove solo 15.000 persone su 15 milioni dichiarano un reddito superiore ai 100.000 euro annui. Sprechi pubblici a gogò: solo negli ultimi cinque anni, per fare un esempio, sono stati assunti 150.000 dipendenti pubblici con l’unico criterio dal clientelismo. Ma la crisi economico-finanziaria della Grecia riporta al centro dell’attenzione i prodotti dell’intero paese. E tra questi anche il vino, coltivato da millenni nelle Valli macedoni e della regione di Salonicco. Si tratta di vini autoctoni che affondano le loro radici nella mitologia greca di un tempo e che nel mercato enologico contemporaneo stentano a trovare un ruolo commerciale visibile. La Grecia produce vini di qualità media, soprattutto destinati al consumo interno o delle comunità gieche all’estero, ma esclusivi quanto a gusto e sapori. Anche se va riconosciuto alla Grecia il fatto che negli ultimi anni ha avviato
una produzione di qualità di prodotti selezionati per proporli al mercato internazionale. La Macedonia, patria del vino greco, è un luogo stupendo. Qui è possibile trovare un’armonia tra l’uomo e la natura. E il vino è un elemento fondamentale e inscindibile della cultura ellenica. La valle di Tembi costituisce il limite naturale della regione enologica greca. Qui, secondo la tradizione, si nascose Apollo dopo la morte del drago Pitone, per essere purificato dalle Muse nelle acque cristalline delle fonti. In uno dei più bei luoghi della Grecia, sulle cime del profeta Elia, si estende il vigneto di Rapsani; qui, secondo la leggenda, nacque il famoso Nectar; la bevanda degli dei dell’Olimpo. Sulle fiancate orientali vengono coltivati tre varietà di vini rossi: Xinòmavro (nero-secco), Krasàto e lo Stavrotò (crociato). Dalla loro unione nasce il vino rosso Rapsani, il quale invecchiato acquista un sapore sofisticato e molto particolare. Poi c’è la strada del vino dei re
macedoni. Al riparo dei venti provenienti da nord, ma alla luce del sole, si trovano i vigneti di Naoussa, ove matura il delicato rosso Xinòmavro per la produzione del corposo e invecchiato Naoussa (Denominazione di origine di qualità superiore). Ad Epanomi, in Calcidica, sono coltivati l’Asìrtikon, la più delicata varietà di bianco del bacino mediterraneo e la Malagouzià. In questo terroir le viti, grazie anche alla brezza marina, generano un vino bianco aromatico e un rosso ricco e colorito. Nell’antichità Mendi era famosa per il vino, mentre è a Stagìra, sua patria natia, che
Aristotele creò il primo esemplare di vigneto. Oggi le coltivazioni dei vigneti si estendono sino alla Calcidica centrale (Aghios Pavlos-Nea Kallikràtia), a Sitonia e Aghion Oros. Nella prima i vigneti si trovano sulle falde soleggiate del Meliton e sono coltivate varietà greche e francesi. Il rosso colorito, dal sapore vellutato è il Plagies Tou Melitona (Falde del Meliton) (Denominazione di origine di qualità superiore) prodotto dalla combinazione del Limnioù, varietà greca antica menzionata addirittura da Aristotele, con le varietà francesi Cabernet Sauvignon e Cabernet
franc. Si produce anche un altro vino con la stessa denominazione, ma frutto della miscela di tre varietà bianche greche: Asìrtikon, Roditis, Athiriòn. Nella penisola di Aghion Oros il vigneto si coltiva sin dal I° secolo d.C. e i monaci hanno mantenuto la loro tradizione sino ai giorni nostri. Oggi nel vigneto dei monasteri si coltiva il bianco Roditis e i rossi Limniòs, Grenache rouge e Xinòmavro. La crisi greca è anche un’occasione per degustare un buon vino autoctono a cavallo tra storia e mito.

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