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Italia Oggi

Il giacimento rinnovabile ... Un settore di 90 mila imprese dove qualità è identità... La Regione punta sulla filiera corta per valorizzare 465 prodotti enogastronomici... Il prosciutto Toscano Dop, l’olio, il Chianti e altri “oggetti di culto” possono diventare una nuova risorsa se saranno valorizzati in due direzioni: i mercati esteri e la “filiera corta” che la Regione Toscana sta cercando di stimolare. Dal produttore al consumatore puntando sulla vendita diretta che la fitta rete di strutture agrituristiche può contribuire a sostenere. Certo, aiutano anche il profilo delle colline con campi di grano famosi in tutto il mondo, le distese di olivi, i filari geometrici di viti. Il record di produzioni certificate (ben 41 solo per il vino e 19 per l’agroalimentare) di prodotti tradizionali censiti (465) e di presidi alimentari (23) dimostra quanto la Toscana sia attenta a queste caratteristiche. Ma la campagna toscana non significa solo un paesaggio da cartolina e prodotti genuini di gran qualità. Circa 90 mila imprese agricole toscane ogni giorno danno vita a questo “giacimento rinnovabile” che difende i prodotti di qualità e l’identità territoriale dal vento della globalizzazione. L’alone di genuinità che circonda tutto ciò che profuma di Toscana non è riflette solo un mito ma anche l’azione quotidiana e certosina di un comparto capace di ricercare un costante e dinamico mix di tradizione e innovazione. L’agricoltura incide sul valore aggiunto della regione per il 2% con una produzione annua che si aggira sui 3 miliardi di euro, ma il beneficio che alla Toscana deriva dalla campagna è ben più ampio: è turismo, ambiente, paesaggio, cibi apprezzati. Nelle aziende che si estendono su quasi 800 mila ettari lavorano oltre 80 mila addetti, con una presenza sempre più massiccia di donne (oltre il 30% delle aziende hanno una guida al femminile) e di giovani. Carte vincenti dell’agricoltura toscana sono la scelta della qualità, la valorizzazione dei prodotti tipici apprezzati in tutto il mondo e l’integrazione con altre attività come l’agriturismo. Le aziende agricole che operano in Toscana sono in media piuttosto piccole (8,8 ettari). Tra le colture i cereali occupano quasi 200 mila ettari, seguiti da olivo (oltre 92 mila ettari) e vite (62 mila), da coltivazioni di girasole (più di 20 mila ettari) e ortaggi (12.200). Superano i 100 mila ettari le colture biologiche. Rispetto al 2000 è raddoppiato il numero di prodotti che hanno ottenuto dall’Unione europea la Denominazione di origine protetta (Dop) o l’indicazione geografica protetta (Igp): tra i più recenti ingressi la farina di neccio della Garfagnana e il lardo di Colonnata, il miele della Lunigiana e lo zafferano di San Gimignano. Ma si lavora sul riconoscimento di molti altri prodotti: dal miele Toscano alla carne di suino Cinto Toscano, dal marrone di Caprese Michelangelo all’agnello del Centro Italia, dalla Finocchiona al Salame Toscano, dai Ricciarelli al Panforte di Siena. Capitolo a parte merita il vino, che vanta il record assoluto di certificazioni di qualità: dal Chianti al Morellino, dal Brunello di Montalcino al Nobile di Montepulciano, si contano una quarantina di vini a denominazione di origine, di cui 5 Docg e 36 Doc. Si allunga ogni anno l’elenco dei prodotti tradizionali che testimoniano la varietà delle tradizioni enogastronomiche toscane. Attualmente i prodotti censiti sono 465: si va dalle bevande (come l’Aspretto di more o la Gemma d’abeto), alle carni (il biscotto di salsiccia piuttosto che il tizzone di Giustagnana), dai prodotti vegetali (la ciliegia di Lari come il fagiolo di Zeri), a pasta, pane e dolci (la cecìna o lo zuccotto massese). Ben 23 sono invece i presìdi toscani, dall’Agnello di Zeri, alla Bottarga di Orbetello, dal fagiolo zolfino al prosciutto del Casentino. Una legge regionale del 2002 fornisce contributi ai servizi di ristorazione collettiva che introducano nei loro menu prodotti biologici, tipici e tradizionali. Già 41 comuni, aziende sanitarie, aziende per il diritto allo studio universitario ne hanno beneficiato. Ma la grande tradizione non basta. Con Vetrina Toscana, programma intersettoriale per lo sviluppo innovativo di collaborazioni di filiera tra la rete regionale dei pubblici esercizi e le produzioni agroalimentari ed artigianali tipiche toscane, si punta a riqualificare i ristoranti, promuovere l’educazione alimentare e valorizzare i territori e le tradizioni toscane.

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