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Italia Oggi

Nella botte piccola... Piccole quantità, circa 350 mila ettolitri anno meno dell’1% dell intera produzione italiana, ma alta qualità. È il settore vinicolo altoatesino, in cui i vini rossi pesano per il 55%. Quasi il 60% di questi sono ottenuti da uve di Schiava (uno dei tre vitigni autoctoni, il vino più tipico del Bolzanese). Altoatesini sono anche il Lagrein e soprattutto lo speziato bianco Gewürztraminer della Bassa Atesina, diffusosi rapidamente in tutto il mondo, trainando la riscoperta dei vini bianchi. Un merito questo che l’intero settore riconosce agli operatori altoatesini. Non a caso proprio l’Alto Adige oggi vanta la più vasta gamma di bianchi di tutta Italia e “attualmente nel 53% delle aree a vite vengono coltivate quasi solo le varietà bianche, a danno proprio dello Schiava, ridottosi ormai a poco più del 25%”, dicono al Consorzio delle Cantine Altoatesine. L’Oltradige, la Valle Isarco, la Val Venosta, la Val d’Adige non sono solo zone di produzione secolari con 5.000 ettari di vigneti Doc - praticamente il 90% della produzione - ma sono anche luoghi dove il paesaggio permette peculiari caratteristiche climatiche che hanno permesso di far attecchire, accanto ai Silvaner, Müller-Thurgau, Riesling, Veltliner e Kerner, anche i vini più internazionali come i Pinot grigi e bianchi, i Sauvignon, lo Chardonnay che insieme costituiscono quasi il 60% della produzione di bianchi. Quasi la metà della produzione viene venduta in Alto Adige, circa 20% nel resto d’Italia, il restante 30% è esportato all’estero, fra i quali i più interessanti per i produttori rimangono Germania, Austria, Svizzera e naturalmente Stati Uniti.

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