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Italia Oggi

La ripresa tedesca trascina il vino ... La Germania continua a sorprendere. Travolge l’Argentina ai Mondiali di calcio, con un gioco dinamico e spettacolare tutto di attacco ed affidato ad una nazionale di naturalizzati, prima di cedere di misura agli spagnoli. Affida la guida del Ministero degli esteri a un leader politico omosessuale, capo del partito liberale socio forte della coalizione della Merkel, che non si fa alcun problema a portare il compagno agli incontri diplomatici. Rivede al rialzo la crescita del Pil per il 2010, crescita adesso data per acquisita al 2%, e registra un calo di ben 15 miliardi del disavanzo pubblico. Crea occupazione, i senza lavoro sono scesi al 7,5% a giugno, cioè circa due punti in meno degli Usa. Insomma la Germania è diventata molto soft, quasi tanto soft come lo erano gli Usa degli anni ottanta e novanta. Così attira capitale umano giovane e capace e sfida gli americani sul loro campo da gioco più caratteristico, quello dell’inclusione sociale, dell’innovazione comportamentale, del superamento degli schemi predefiniti.
La Germania non è più un paese scontato da catalogare all’interno di tradizionali stereotipi e non è più neanche un paese che gioca soltanto di sponda. La Germania interpreta il mondo dalla sua prospettiva ed è oggi molto diversa dal passato. E questa considerazione vale anche per il mercato del vino. Con circa 26 litri consumati all’anno pro capite, cioè da ogni cittadino tedesco, la Germania è uno dei principali mercati mondiali di consumo dei prodotti enologici ed il terzo mercato europeo; un mercato nel quale l’Italia detiene una quota del 13% stabile nell’ultimo biennio quindi un mercato importante per le esportazioni italiane. Se c’è ripresa economica in Germania la notizia è di assoluta importanza per i produttori del Belpaese. Soprattutto se la ripresa è superiore alle aspettative ed ha la potenzialità di rilanciare i consumi. Infatti, non deve perciò sorprendere che questa Germania, giovane e dinamica, abbia reagito bene alla crisi economica. Dopo un 2009 che ha chiuso con un Pil in calo del 5%, il 2010 segna l’inversione di rotta. La crescita economica è ripresa e i tagli al welfare state, quasi un tabù finora, sono stati varati con la recente manovra economica: meno 7,9% le spese sociali nel 2011 apportate in bilancio. E se la Germania cresce più e meglio di quanto non fosse atteso è sicuramente una buona notizia per l’economia italiana, perché quello tedesco rappresenta ancora il principale mercato di vendita per le merci italiane. Ma quale vino consumano i tedeschi? Per il 51% vini rossi, in leggero calo nel 2009, per il 40% vini bianchi e per il restante 9% vini rosati. La Germania produce noti ed apprezzati vini bianchi, meno rossi. Quello tedesco è però un mercato sensibile al prezzo. I vini con un costo superiore ai 5 euro alla bottiglia rappresentano soltanto il 6% delle vendite totali al dettaglio. Inoltre il mercato off-trade, cioè quello della grande distribuzione, rappresenta il principale carnale di distribuzione. Vendere vino in Germania è perciò una questione di prezzo, meglio di un assai competitivo rapporto qualità prezzo. Proprio quel rapporto che ha consentito ai produttori del nuovo mondo di ritagliarsi ma quota crescente di mercato nell’ultimo decennio.
Adesso che in Germania è arrivata la ripresa economica, dopo un 2009 nel quale il Pil è calato più del 5%, e per i produttori italiani di vino si tratta di un’occasione da non perdere ben sapendo che la competizione è in Germania a tutto campo e le strategie di marketing dei concorrenti molto sofisticate.

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