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Italia Oggi

Dare vita alla vite, senza estirpare ... Cocktail di agrofarmaci contro legno nero e flavescenza dorata... Una nuova strategia per combattere le fitoplasmosi, messa a punto dall’Università delle Marche... Il legno nero della vite e la flavescenza dorata, ossia le principali fitoplasmosi della vite in Italia, si possono contrastare senza estirpare l’impianto. Un gruppo di scienziati dell’Università Politecnica delle Marche, coordinato da Gianfranco Romanazzi, ricercatore presso il dipartimento di Scienze ambientali e delle produzioni vegetali della facoltà di Agraria, ha infatti messo a punto una strategia di lotta al legno nero della vite, che in futuro potrebbe essere applicata anche agli scopazzi del melo e ai giallumi delle drupacee e che impiega un cocktail a base di tre biostimolanti: Kendal di Valagro, Olivis di Agrisystem e Chito Plant di Chi Pro, più due agrofarmaci: Bion di Syngenta e Alette di BayerCropScience. “Prove pluriennali condotte nelle Marche e in Abruzzo”, anticipa a ItaliaOggi Romanazzi, “ci hanno consentito di dimostrare che è possibile indurre resistenza al legno nero della vite attraverso trattamenti fogliari periodici con alcune sostanze chimiche sia di origine naturale che di sintesi”. Per sapere con precisione di quali agrofarmaci si tratti, occorrerà attendere il 21-23 settembre, date in cui l’ateneo anconetano ha organizzato il V incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi. “Posso però anticipare un dato molto incoraggiante”, prosegue Romanazzi. “Una volta attuata la strategia di lotta, un’aliquota di piante compresa fra il 20 e il 50% l’anno successivo non torna a ripresentare la malattia. E di queste oltre il 90% è successivamente immune da ricadute”. Un risultato non di poco conto se si considera che il legno nero della vite, trasmesso alla vite da hyalestes obsoletus che s’annida nelle piante erbacee (ortica e convolvolo in primis), è ormai diffuso in tutta Italia e in varietà particolarmente sensibili come lo chardonnay può comportare perdite di produzione anche del 20-30% a causa del precoce disseccamento dei grappoli. Il legno nero, causato dal fitoplasma dello stolbur, sta iniziando a causare problemi anche ad altre colture, fra cui il pomodoro da industria in Emilia-Romagna e Basilicata. I fitoplasmi della moria del pero e del giallume delle drupacee possono inoltre portare in tempi brevi alla morte delle piante. Un discorso a parte merita la flavescenza dorata, malattia da quarantena, trasmessa da pianta a pianta dalla cicalina scaphoideus titanus, che colpisce numerosi vigneti dell’Italia centro-settentrionale, determinando perdite produttive rilevanti e che comporta l’obbligo d’estirpazione delle piante sintomatiche, analogamente agli scopazzi del melo, che portano a una sensibile riduzione della taglia dei frutti. “Al nostro incontro di settembre”, conclude Romanazzi, “colleghi del Cnr di Torino parleranno anche del corretto impiego della termoterapia, una pratica tuttora controversa per gli effetti negativi che potrebbe avere sulla capacità di attecchimento e sulla vitalità del materiale di propagazione, soprattutto se non ben maturo, ma efficace nel garantirne l’eliminazione dei fitoplasmi e delle uova dei loro vettori. La termoterapia, che consiste nell’immergere il materiale di propagazione in acqua a 50-52°C per 45 minuti, è particolarmente utile in Piemonte ove la presenza di vigneti abbandonati rende più difficile contrastare il diffondersi delle malattie da fitoplasmi. Sebbene la possibilità di rinvenire questi microrganismi nel materiale vivaistico sia molto limitata, è vitale contenerla al massimo per evitare di diffondere le fitoplasmosi o i loro vettori in territori precedentemente immuni”.

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