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Italia Oggi

Troppi speculatori sul vino ... Nei locali ricarichi fino a 5 volte il prezzo d’acquisto... La denuncia di Martelli (Assoenologi): assurdo che un calice venga venduto a 8 €... Ricarichi fino a cinque volte il prezzo di acquisto, un bicchiere di vino venduto al costo di una bottiglia. È la denuncia che arriva da Assoenologi e dal suo direttore, Giuseppe Martelli che ironicamente ha coniato lo slogan “in certi esercizi la cantina rende più della cucina”. “Un bicchiere di vino può arrivare a costare, al ristorante, anche cinque volte in più di quello che viene pagato in cantina”, sostiene Martelli. “Nel periodo estivo, ricco di manifestazioni enogastronomiche in tutto il paese, è necessario prestare attenzione alle “bufale”, che possono far arrivare a pagare un calice di vino come un’intera bottiglia. È assurdo che un calice di vino venga venduto a 6-8 euro”. Soprattutto se si pensa che “il vino all’ingrosso, nella scorsa campagna, ha spuntato prezzi da acqua minerale”. Assoenologi ha fatto i conti. “Una bottiglia da 0,75 litri di vino Doc viene venduta in cantina, all’ingrosso, mediamente intorno ai 6 euro. Da una bottiglia si ricavano almeno quattro calici, che venduti a 6-8 euro portano un ricavo di 24-32 euro, quasi il 400% in più”. Ancor peggio però “le cose vanno se si considera una bottiglia divino Igt che viene commercializzata in cantina all’ingrosso, mediamente tra i 3 e i 4 euro. Considerando il prezzo del bicchiere, 6-8 euro, si può finire a pagare un bicchiere quasi come due intere bottiglie di vino”. Il problema dei ricarichi eccessivi riguarda non soltanto il bicchiere di vino, ma anche la bottiglia stessa che finisce sulle carte dei ristoranti con maggiorazioni
di quattro-cinque volte il prezzo di acquisto. “Assoenologi monitorizza da anni il fenomeno”, commenta Martelli, “tanto da avergli dedicato una sessione del nostro congresso. Fino a tre volte è un ricarico consueto, il problema è che vengono ricaricati maggiormente i vini sconosciuti. È vero che il mercato si basa sulla regola della domanda e dell’offerta, ma non riteniamo sia giusto esagerare. In questo momento di calo di consumi ci sembra controproducente eccedere con i ricarichi. È un effetto boomerang per i ristoratori che vendono meno bottiglie e un danno per i produttori”. Si tratta di “un paradosso che non trova giustificazione nell’andamento delle contrattazioni che hanno caratterizzato le ultime campagne in cui, a fronte di una quantità non certo abbondante e di una qualità assai interessante, si è dovuto fare i conti con un mercato afflosciato”.
Secondo Assoenologi, che rappresenta il 90% dei tecnici vitivinicoli italiani attivamente impegnati nel settore, in Italia, i consumi interni di vino nel 2009 si sono attestati sui 43 litri pro-capite, contro i 45 del 2007. La tendenza è quella di un ulteriore decremento, tanto che nel 2015 l’associazione stima che il livello di consumo interno scenderà sotto la soglia dei 40 litri pro capite, con un calo del 67% rispetto agli anni Settanta, quando si consumavano in Italia circa 120 litri a testa. “Ci sono molti ristoratori onesti”, conclude Martelli, “ma occorre porre attenzione perché il consumatore oggi è sempre più attento e informato. Il rischio è che si disaffezioni al consumo di vino”.

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