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Italia Oggi

Cercasi vigne ad alta produttività ... Nuove cultivar di uve da tavola apirene per aumentare il reddito... Un gruppo di ricercatori sta monitorando gli areali italiani più vocati. La domanda è in aumento... Individuare negli areali italiani più vocati (Puglia e Sicilia) cuitivar di viti da uva da tavola apirene di qualità, ma anche sufficientemente produttive. Così da garantire al viticoltore un reddito in linea con quello delle migliori varietà tradizionali con semi. E da soddisfare la domanda del mercato, oggi più orientata sulle varietà senza semi la cui coltivazione è ancora molto limitata nel nostro paese. Non supera, infatti, il 16%, delle circa 14 mila tons annue d’uva da tavola prodotte complessivamente. A questo lavoro si sta dedicando un gruppo di ricercatori dell’Unità di ricerca per l’uva da tavola e la vitivinicoltura in ambiente mediterraneo di Turi (Ba) del Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura (Cra) coordinato da Mario Colapietra. E i progressi non mancano. “Stiamo concentrando la nostra attività”, spiega a ItaliaOggi Colapietra, “nella messa a punto delle tecniche colturali che consentono d’ottenere le massime rese produttive e qualitative negli areali del Sud Italia da nuove cultivar d’uve apirene sia precoci che medio-tardive e tardive, ossia da commercializzare dall’inizio di luglio a fine dicembre. Tecniche che vanno dal prevedere una maggiore distanza fra una vite e l’altra, fino a 3 o 4 m, invece dei classici 2,5 m, per sfruttare la maggior produttività del tratto medio e periferico del tralcio. Tecnica questa indicata, in particolare, nel caso della varietà Sugraone seedles. Alla copertura delle viti con teli di plastica, per proteggere le piante dal freddo dell’inverno e per ritardare la maturazione in estate; all’utilizzo dell’acido giberellico come fitoregolatore per consentire un miglior sviluppo dei grappoli e degli acini. Il tutto per soddisfare la domanda del mercato in periodi non coperti adeguatamente dalle produzioni d’altri areali. Periodi questi in cui, evidentemente, il prodotto è meglio valorizzabile da un punto di vista economico”. Oggi, infatti, la produzione italiana delle cultivar apirene più diffuse: Sugraone seedles, Sublima seedles, Thompson seedles e Crimson seedless, immessa sul mercato fra luglio e agosto, appare sufficiente a soddisfare sia la domanda interna sia quella internazionale. Spesso anzi gli esportatori italiani sono costretti a ritardare l’immissione sul mercato di queste produzioni, conservandole in celle frigorifere, per attendere l’esaurimento delle omologhe produzioni egiziane, spagnole e greche. E anche sul mercato interno i viticoltori faticano a ottenere prezzi remunerativi per l’elevata offerta del più conveniente prodotto con semi. Dalla metà d’agosto alla fine dell’anno, invece, è ricorrente la situazione di sovrapproduzione delle uve da tavola con semi e sarebbe consigliabile ridurne la quota di coltivazione, in particolare d’uva Italia, a vantaggio di cultivar apirene. “Fra le nuove varietà senza semi”, evidenzia Colapietra, “risulta interessante per produttività e caratteristiche qualitative innanzitutto la cultivar Regal seedles, ottenuta dal lavoro di breeding del Research Institute di Stellenbosch in Sud Africa. Matura da fine settembre a novembre e, come abbiamo scoperto lo scorso anno, può raggiungere le 30,74 tons/ha. Promettente per lo sviluppo del grappolo e delle bacche pare poi la Princess seedless dell’Usda Arsi di Fresno in California, frutto dell’incrocio di Crimson Seedless e B40-208. Da noi è poco coltivata. Si stanno affinando le tecniche colturali per migliorarne la resa”.

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