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Italia Oggi

La secessione dell’Amarone ... Il consorzio della Valpolicella rischia la scissione... Le 12 famiglie storiche sul piede di guerra: troppa produzione, i ricavi crollano... La parola “secessione” non è stata pronunciata, ma neppure è stata negata: le 12 famiglie storiche dell’Amarone d’arte della Valpolicella (Allegrini, Begali, Brigaldara, Masi agricola, Musella, Nicolis, Speri, Tedeschi, Tenuta Sant’Antonio, Tommasi, Venturini, Zenato) sono scese sul piede di guerra per difendere la qualità e il valore economico di uno dei più prestigiosi e più ricercati vini italiani nel mondo. Motivo del contendere? Negli ultimi anni la produzione è cresciuta in termini esponenziali (9 milioni di bottiglie nel 2008, 12 milioni nel 2009 e se ne attendono 16 nel 2010), mentre i ricavi per i produttori sono scesi da 81 a 60 milioni di euro (-16%). Ma non solo: c’è il rischio, avvertono le 12 famiglie storiche, che la qualità scada e che si perda il valore di un vino raro e prezioso, mentre si sta pericolosamente riducendo la produzione e la vendita di Valpolicella, che è il motore dell’intera area. Perché la qualità dell’Amarone dovrebbe scadere? Perché negli ultimi anni, accusano i magnifici 12, si sono moltiplicate le produzioni di pianura, che hanno una qualità inferiore rispetto a quelle della collina. Per questo, hanno lanciato un manifesto e un ologramma, già applicato alle loro bottiglie dall’annata 2006 (ultima commercializzata), per distinguere la loro qualità e tradizione da quella che ritengono legata più a fattori commerciali. Tra gli impegni sottoscritti, c’è per esempio quello di mantenere la produzione costante, poco sopra i due milioni di bottiglie complessivamente prodotte; come dire: non saremo noi a inflazionare il mercato. L’impegno di questo gruppo di produttori non è per altro nuovo: è nato l’anno scorso, proprio per difendere l’identità di un vino che i 12 produttori ritengono minacciata. Al loro interno, si sono dati regole ancora più stringenti rispetto a quelle del disciplinare approvato dal Consorzio del Valpolicella. Tra queste, le aziende aderenti, devono produrre Amarone da almeno 15 anni e per almeno 20 mila bottiglie, devono essere presenti almeno su cinque mercati stranieri. L’Amarone prodotto non deve avere una gradazione alcolica inferiore ai 15 gradi e deve essere immesso sul mercato a 30 mesi dalla produzione. Polemica aperta con il Consorzio? Sandro Boscaini, presidente delle famiglie dell’Amarone d’arte e della Masi agricola, sorride, ma glissa. Nessun muro contro muro, per carità. Però, sottintende, l’attività del consorzio non può essere bloccata nella difesa di un bene prezioso come l’Amarone dai niet di qualche cooperativa, forte solo dei numeri di associati e dei fatturati. Da qui l’ipotesi, non confermata, di una possibile, futura scissione, se gli interessi del Consorzio e quelli dei 12 produttori dovessero continuare a divergere. Tempo per discutere ce n’è. Occorre vedere se c’è la voglia. Il fatto che su questo tema si litighi da oltre un anno è però un segnale poco incoraggiante per il futuro.

I numeri delle 12 famiglie dell’amarone d’arte.

Allegrini, Begali, Brigaldara, Masi Agricola, Musella, Nicolis, Speri, Tedeschi, Tenuta Sant’Antonio,Tommasi, Venturini, Zenato.

Superficie vitata Amarone: 576,91 ettari.

Fatturato 2009 e produzione

Dato complessivo: 119 Milioni di euro.

Solo amarone: 29 Milioni di euro.

Bottiglie di amarone prodotte: 2 Milioni.

Export - le migliori performance.

Canada: 264.000 bottiglie - 3,5 Milioni di euro.

Svizzera: 231.000 bottiglie - 3,5 Milioni di euro.

Usa: 206.000 bottiglie - 3 Milioni di euro.

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