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Italia Oggi

In Francia vino e nuclerarè convivono ... Esere, allo stesso tempo, il principale produttore al mondo di vino e di energia nucleare è una missione tutt’altro che facile. Si tratta di due attività produttive che, per ragioni diverse, interessano ed impattano sul territorio e lo caratterizzano. Ma nel corso degli ultimi decenni la Francia ha, in qualche modo, saputo far convivere le due realtà produttive. Del resto il nucleare è la prima fonte energetica in Francia e copre oltre il 75% del fabbisogno nazionale e le centrali sono presenti, da molti decenni, in molte regioni del paese. Anche la vigna è coltivata diffusamente in Francia. A partire dalla regione di Bordeaux ad ovest fino all’Alsazia sul confine tedesco, praticamente tutti i dipartimenti della Francia centro-meridionale producono diverse varietà di vino autoctono. E’ stato perciò inevitabile che siti nucleari e filari imparassero a convivere. L’esempio più emblematico è forse quello della centrale di Tricastin nella Cote du Rhone, un impianto tra i più grandi al mondo che si estende su una superficie di 600 ettari. Nella regione si produce una denominazione di origine certificata, Docg secondo gli standard italiani. Prima la produzione locale era denominata Coteaux de Tricastin, ma successivamente è stata cambiata in Grignan-Les-Adhémar. Ovviamente la convivenza non è stata tutta rose e fiori. I vigneron della regione hanno spesso lamentato preoccupazioni per gli effetti negativi sulla vendibilità dei loro prodotti “abbinati” ad una produzione nucleare. Hanno, appunto, con il cambio di etichetta cercato di disaccoppiare la denominazione di origine dal nome della stessa centrale. E puntato sullo sviluppo del turismo vinicolo, capace di evidenziare come la convivenza tra la centrale e le vigne fosse una realtà gestibile in un territorio integrato. Oggi, dopo circa trent’anni dall’apertura del sito nucleare, la produzione vinicola è ancora importante nella regione di Tricastin. I produttori locali continuano a produrre i vitigni di sempre e ad esportare una parte importante della loro produzione annua nei tradizionali mercati del nord Europa e in Gran Bretagna. Ovviamente la presenza della centrale ha anche prodotto ricadute economiche sui produttori di vino in termini di sconti dei prezzi dell’energia, di interventi sul territorio pagati dal bilancio della centrale e di iniziative di valorizzazione della attrattività turistica della regione. Si tratta di esternalità positive generate dalla presenza della centrale che vanno messe nel conto complessivo dell’analisi costi benefici dell’impatto ambientale di un impianto nucleare. L’esperienza francese ha dimostrato e dimostra che anche produzioni molto tradizionali di un territorio, quale appunto quella vitivinicola, possono imparare a convivere con la presenza di una centrale nucleare. Si tratta di saper ben pianificare le diverse attività che impattano sul territorio e di utilizzare al meglio i dati per comunicare correttamente all’opinione pubblica le informazioni rilevanti o maggiormente ricercate. A Tricastin il vino era presente da secoli ed il nucleare ci resterà per molto tempo. I due mondi produttivi hanno imparato a convivere evitando inutili contrapposizioni frontiste e confronti prolungati. Sicuramente gli oltre cinquecento posti di lavoro prodotti dall’impianto di nucleare hanno giocato un ruolo significativo nel migliorare la convivenza nel tempo tra le due dimensioni produttive.

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