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Italia Oggi

Il mercato va alla guerra dei tappi … La tecnologia avanza sui sintetici, ma il sughero resta seducente… A gennaio il nuovo prodotto in polietilene Nomacorc. Operatori divisi. E c’è chi sceglie le chiusure a vite… A partire da gennaio prossimo saranno commercializzati anche in Italia nuovi tappi in polietilene coestruso della linea Select Series della multinazionale Nomacorc, che promettono una più efficace e gestione dell’ossigeno. Riusciranno a far breccia nella filiera vitivinicola italiana? E se sì, indie ambito? Ecco le opinioni della filiera vitivinicola riguardo alle chiusure. Sei tappi sintetici sono considerati accettabili per i vini di pronta beva (bianchi, rosati e rossi) e per i rossi di media qualità (gli ex vini da tavola) dalla stragrande maggioranza degli interpellati, quando si parla di vini di qualità e da invecchiamento le opinioni divergono, al di la del fatto che per le Docg e le Doc con menzioni tradizionali il loro uso non è al momento consentito. “In condizione bagnata”, afferma Michele Redaelli, amministratore delegato di Casa vinicola Caldirola, “la tenuta alla traspirazione d’ossigeno dei tappi sintetici e di quelli in sughero naturale è, a nostro avviso, quasi identica. Poiché imbottigliamo per lo più vini giovani, in Cal-dirola tendiamo dunque a usare tappi sintetici”. Pro chiusure sintetiche è anche Alessandra Biondi Bartolini del Consorzio Tucania. “Dal punto di vista meccanico, d’elasticità, tenuta e aderenza al vetro”, sostiene la Biondi, “esistono differenze tra sintetici di diversa qualità come ne esistono tra sugheri e derivati di diversa qualità. E la differenza sta nell’omogeneità delle caratteristiche del sintetico maggiormente garantibili che non nel sughero in quanto materiale naturale. II sintetico è nato e trova interesse da parte dei produttori in quanto esclude il rischio di manifestazioni di difetti da Tca. In linea di massima, a nostro avviso, i tappi sintetici possono sostituire pienamente quelli in sughero in vini di pronto consumo, mentre sussistono maggiori riserve, oltre che limitazioni date dai disciplinari, per i rossi destinati all’invecchiamento. Anche relativamente alla permeabilità all’ossigeno prove sperimentali hanno dimostrato che alcuni sintetici di qualità garantiscono una permeabilità costante e paragonabile a quella dei sugheri monopezzo di buona qualità, i quali tuttavia presentano anche per questa caratteristica una maggiore variabilità”. Molto più scettico nei confronti delle chiusure sintetiche è Gruppo Italiano Vini (Giv) dall’alto delle sue 90 mila bottiglie commercializzate l’anno. “Problemi di permeabilità all’ossigeno e alle solforose delle chiusure sintetiche riscontrate nel recente passato su vini bianchi anche di qualità elevata”, spiega Christian Scrinzi, responsabile enologico di produzione del Giv, “da un paio d’anni a questa parte ci hanno spinto a tornare ai turaccioli in sughero naturale o a sostituirli o con tappi a vite Stelvin. Sulle nostre scelte pesa anche la domanda che ci viene dai singoli mercati. Sta di fatto che oggi utilizziamo i tappi sintetici solo per alcuni vini novelli o quando questo tipo di chiusura ci viene specificamente richiesto dal cliente-retailer”. Antonello Maietta, Francesco Bonfio e Lino Stoppani, tre esponenti del mondo horeca, presidenti rispettivamente dell’Associazione italiana sommelier, di Pmarius (enoteche) e di Fipe (pubblici esercizi), nutrono qualche riserva nei confronti dell’impiego dei tappi sintetici per vini rossi da invecchiamento, non foss’altro che per il fatto che mancano dati sulla loro interazione. “Chi ha fatto esperimenti con i tappi in silicone in passato”, aggiunge Bonfio, “o è tornato al sughero, come Jernamm in Friuli, o è passato ai tappi a vite come Kiinhof in Alto Adige. Un più generalizzato impiego dei tappi sintetici per vini di fascia medio/bassa e bassa, avrebbe comunque il benefico effetto di consentire d’impiegare sughero di qualità superiore per i vini di qualità superiore”. Qualità, quella del sughero, peraltro migliorata negli ultimissimi anni, a parità di prezzo, stando a Scrinzi. “Non si può parlare di una domanda di tappi in sughero superiore all’offerta”, assicura Mauro Ganau, titolare dell’omonimo sugherificio di Tempio Pausania. “Soltanto in Italia si producono 1,5 miliardi di turaccioli”. Ai tradizionali monopezzo s’affiancano tappi tecnici e in microgranutati di sughero birondellati 1+1 e 0+2.

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