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Italia Oggi

Tre generazioni in bottiglia … La vita di Pierangelo Tommasi, direttore commerciale export e marketing di Tommasi viticoltori… Fra cugini gestiamo ogni settore dell’azienda di famiglia Ognuno ha le sue attitudini. Io parlo le lingue e giro il mondo… Parlare con uno dei Tommasi, viticoltori originari della Valpolicella, è come sedersi a una tavolata a cui partecipano tutti i membri del clan. Quella dei Tommasi è infatti una cantina all’interno della quale la parola impresa fa rima con famiglia. Tanto è vero che l’espansione dell’attività antepone alle opportunità di business, o per lo meno ci va di pari passo, la crescita e la coesione del nucleo familiare. Dal 1902, anno in cui Giacomo Tommasi, il fondatore della dinastia, abbandonò la mezzadria per cominciare a produrre e vendere bottiglie con l’etichetta che portava il suo nome, la famiglia è sempre cresciuta di pari passo con la vocazione industriale e commerciale. Ad ampliare l’azienda e a trasformarla in brand all’indomani del boom economico è stata la terza generazione, composta da quattro fratelli, mentre adesso sono nove cugini, i loro figli, a gestire le diverse attività. Ognuna delle quali è stata affidata sulla base degli interessi e delle attitudini di ciascuno. “Giancarlo è l’enologo, Piergiorgio il direttore commerciale per l’Italia, Stefano quello regionale, Erica e Francesca sono invece responsabili dell’amministrazione della cantina, mentre a Michela, Barbara e Paola è stata affidata Villa Quaranta, un resort con ristorante e centro termale di proprietà del gruppo. E poi naturalmente ci sono io, Pierangelo, direttore commerciale export e marketing. La prossima generazione può già contare su 13 altri talenti: sono i nostri figli!”. E come mai a Pierangelo Tommasi è stato assegnato l’ambito internazionale? “Io ho sempre avuto la passione per le lingue, le ho studiate a scuola, e le ho scelte anche quando mi sono iscritto all’università, che poi ho abbandonato per lavorare in azienda. Ricordo che un giorno mio zio mi chiamò e mi chiese di accompagnarlo in fiera, a Bordeaux, per fargli da interprete con alcuni partner esteri. Era il 1995. Ebbene, tra il viaggio di andata, 12 ore di macchina, la permanenza in Francia e il viaggio di ritorno, altre 12 ore di macchina, mi fece letteralmente il lavaggio del cervello, spiegandomi tutto quello che c’era da sapere a livello teorico sul nostro export. Una volta a casa mi disse: bene, da domani mattina tu ti occupi dell’export”. Un ruolo non da poco, visto che i vini Tommasi sono bevuti in 60 paesi sparsi su tutti e cinque i continenti e che le esportazioni pesano in maniera determinante sul fatturato complessivo. Tommasi ricorda volentieri gli esordi. “Avendo tutto da imparare, c’era per prima cosa bisogno di conoscere i mercati, girarli, farli miei. E così ho viaggiato moltissimo, soprattutto a cavallo di Stati Uniti, parte del Canada, Germania e Svizzera. All’inizio andavo un po’ allo sbaraglio, poi pian piano mi sono costruito una metodologia di lavoro. La mia grande fortuna è stata quella di cominciare a occuparmi di export nel periodo in cui iniziavano a diventare importanti le piazze scandinave. Adesso il lavoro prevede il consolidamento della nostra presenza nel Vecchio Continente e l’espansione verso Est, a partire dai paesi dell’Europa orientale fino al Far East”. Ma lo sguardo dei Tommasi non punta solo verso il lontano Oriente. Pierangelo lo dice chiaramente: la crescita della famiglia presuppone altre attività da affidare ai nuovi arrivati. E così nel 1997 l’azienda veneta è sbarcata in Maremma, dove ha acquistato 66 ettari di terreno ai piedi di Pitigliano (Gr) creando Poggio al Tufo, una cantina che produce vini toscani. “Abbiamo reimpiantato il 90% del terreno, e la prima vendemmia c’è stata nel 2004. Noi siamo convinti che il vino si fa in vigna, non in cantina, e per farlo come si deve ci vuole il tempo necessario”. Vino ma non solo. Come già accennato i Tommasi sono proprietari di un resort, Villa Quaranta, nato su una sorgente termale scoperta per caso nel terreno di famiglia, e partecipano alla proprietà dell’Antico caffè Dante, locale storico di Verona, oltre che di un altro punto di riferimento per la città scaligera, il ristorante Bottega dei vini, al cui interno si trova una delle cantine più preziose del mondo. “Per ‘ noi è fondamentale promuovere il nostro territorio, con i suoi sapori, i suoi profumi, le sue tradizioni.
Ecco perché noi, come altri imprenditori veronesi, non ci siamo tirati indietro quando si è trattato di salvare questi due locali”, chiosa Tommasi.

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