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Italia Oggi

Quella frode sempre in agguato ... Nel triennio 2007-2009 venduti 1,2 mln di bottiglie false... Le contraffazioni comportano una perdita di 60 miliardi per l’agroalimentare italiano... In Canada sono ancora increduli. Mille bottiglie di Amarone della Valpolicella Negrar sono state messe in vendita negli scaffali dei negozi Lcbo (Liquor Control Board of Ontario). Ma era una partita contraffatta. La prima mai scoperta dalle autorità del Paese. Si tratta dell’ultimo episodio di un virus che sembra dilagare a vista d’occhio invadendo Oriente e Occidente. La dimensione del fenomeno ha raggiunto livelli preoccupanti se è vero che nel mondo, secondo le stime di Federdoc, per ogni bottiglia di vino italiano originale ne esiste una di prodotto contraffatto. Ciò si traduce in una perdita massiccia per il Made in Italy agroalimentare stimata (tra vino e alimenti) in 60 miliardi di euro l’anno. Per tutelare l’originalità della produzione italiana di vino, le cantine nazionali mettono sul piatto ogni anno la bellezza di due milioni di euro. Che nella maggior parte dei casi servono tuttavia solo a promuovere l’acquisto consapevole di vino realmente italiano ma sono insufficienti ad arginare un fenomeno che ha assunto dimensione globale. Perché la tutela legale del Made in Italy si scontra il più delle volte con la difficoltà di far rispettare le norme dall’altra parte del mondo. Basti pensare che il Consorzio del Chianti Classico, il vino più contraffatto al mondo, ha messo in piedi una vera task force legale, del costo annuo di 200 mila euro, che consente agli iscritti di tutelare su scala globale la produzione. Al di là di queste singole iniziative, anche gli organismi pubblici hanno drizzato le antenne mettendo in atto un sistema capillare di verifiche sulla produzione italiana allo scopo di portare alla luce eventuali illeciti. È il caso dell’ispettorato centrale per il controllo della qualità dei prodotti agroalimentari (Icqrf) che nel 2009 (ultimi dati disponibili) ha condotto 4.470 ispezioni sui vini Doc (Denominazione d’origine controllata), Docg (Denominazione di origine controllata e garantita) e Igt (Indicazione geografica tipica), sottoponendo a verifiche più di 3.600 operatori. In tutto sono stati controllati 9.426 prodotti e analizzati 801 campioni, di cui il 6,9% risultato irregolare ai controlli. “Il 26 febbraio 2009 l’Ispettorato ha sequestrato in Piemonte 80 mila bottiglie di vino etichettato come white wine con grado alcolico di 6%, inferiore al minimo stabilito per legge”, si legge nel rapporto annuale. “Il 4 marzo dello stesso anno i controlli hanno portato al sequestro penale in provincia di Asti, presso un’ azienda agricola, di oltre 17mila bottiglie di vini Doc etichettate con dicitura Bio. Mentre il 12 settembre nell’ambito dell’operazione “Amarone ter” è stata scoperta una grave violazione a danno di uno dei più pregiati vini italiani, l’Amarone della Valpolicella. Questo veniva contraffatto usando etichette mendaci e poi inviato a una nota ditta danese di intermediazione veniva venduto a una grande catena di distribuzione in Danimarca”. Gli esperti stimano che dal 2007 al 2009, le bottiglie di finto Amarone e altri vini pregiati illegalmente vendute avrebbe raggiunto il milione e 200 mila unità per un guadagno illecito di 2,5 milioni di euro. Ma la lotta va avanti. Il 25 settembre, insieme alla Guardia di finanza di Taranto, l’Ispettorato ha posto sotto sequestro 362.300 litri di mosto e 7.600 litri di Primitivo di Manduria Doc 2008 per l’assenza di documentazione contabile e identificazione del prodotto. Mentre nel corso dell’ anno sono stati sequestrati vini Igt Sicilia erroneamente etichettati per un totale di 38 mila bottiglie. Grande attenzione al problema anche da parte del Corpo della Guardia forestale che nel 2010 ha sequestrato oltre 6mila ettolitri di sottoprodotti vinosi detenuti illecitamente da un’azienda vitivinicola abruzzese e destinati alla trasformazione in vino da tavola. Mentre i militari del Nac (Nucleo antifrodi carabinieri) di Salerno, hanno sequestrato ad Afragola, in provincia di Napoli 2.400 bottiglie di prodotto vinoso, denunciando il titolare di uno stabilimento vitivinicolo per falso e frode aggravata in commercio. Aveva commercializzato un prodotto vitivinicolo come vino Doc. Mentre in Puglia, a Zapponeta, hanno messo i sigilli per due mesi a un impianto vitivinicolo dove erano impiegate uve da mensa.

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