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Italia Oggi

Vini bianchi, rossi e rosati. Ma le cantine sono verdi ... Vigneti a impatto zero. L’attenzione per l’ambiente ha contagiato anche il settore vinicolo. Tanto che oggi sono sempre più numerosi gli imprenditori italiani del settore disposti a usare fonti alternative per soddisfare il fabbisogno energetico. Lo sa bene Lorenzo Fasola Bologna, ad dell’azienda Monte Vibiano, la prima in Italia a zero emissioni di gas serra, da 287 tonnellate di CO2 nel 2004 a -764 tonnellate del 2008, un valore ben inferiore allo zero. Per fare questo, Fasola Bologna ha investito nei pannelli solari di ultima generazione, oltre a utilizzare veicoli elettrici, stazioni di ricarica elettrica, trattori a biodiesel, fertilizzanti a basso impatto ecologico, aumento della superficie boschiva, razionalizzazione dei trasporti aziendali, copertura di edifici ad elevato albedo, fino all’introduzione di misure di Green IT negli uffici come lo spegnimento di server energivori, carta riciclabile, riduzione di stampanti. Si sono mosse nella stessa direzione le Cantine Lungarotti, nei giorni scorsi insignite del premio Bioenergy Italy Biomasse e Rinnovabili grazie al primo impianto in Italia a fornire energia dagli scarti di potatura dei 250 ettari dell’azienda. Un impianto da 400 kW capace di produrre 720 MWh l’anno in grado di soddisfare il 40% del fabbisogno energetico. Una volta fatta la potatura i residui sono raccolti da una macchina rotoimballatrice, stoccati all’aperto fino a essiccazione e poi sminuzzati prima di essere bruciati in una caldaia di 400 KW di potenza. Sono state invece le Cantine Salcheto le prime in Europa a calcolare la produzione di CO2, generata dalla produzione
del vino stesso. Si tratta di 1,83 kg di anidride carbonica per 750 ml di prodotto. È partendo da
questo presupposto che i titolari della cantina di Montepulciano hanno deciso di dare una sterzata ecologica con l’utilizzo della luce del sole piuttosto che di quella elettrica e l’isolamento della struttura, in questo modo tagliando del 54% i consumi di elettricità. Un ulteriore risparmio del 29% è invece legato alla bruciatura dei residui di potatura e legname, il 15% con la geotermia e un ulteriore 2% grazie all’ausilio del fotovoltaico. Risultato, abbattimento della CO2 da 1,83 kg di CO2 a zero o poco più. Punta sul fotovoltaico, invece, Collis che a dicembre ha attivato il primo impianto totalmente integrato per la produzione di energia solare, presso lo stabilimento di Lonigo. L’impianto si estende per 4.720 metri quadri di celle fotovoltaiche e comprende i fabbricati dello spaccio aziendale, la tettoia presse e la cantina nuova, per una potenza di 573 kw. Sufficiente a produrre 630 mila kilowatt/ora che coprono circa un quarto del fabbisogno, permettendo ogni anno di risparmiare 327,21 tonnellate di CO2, oltre a 135 tonnellate di petrolio. “La decisione di investire nelle rinnovabili fa parte di una visione del gruppo che coinvolge anche altri settori della produzione vitivinicola”, spiega il dg Giancarlo Lechthaler. “La sensibilità ambientale dovrà essere promossa anche nelle future scelte aziendali. Non escludiamo che a Lonigo possano seguire altre strutture. Investire sulle rinnovabili emancipa dalla dipendenza dal petrolio”. Sembrano pensarla allo stesso modo anche le aziende vitivinicole della Sicilia se è vero che il 67% delle associate ad Assovini ha adottato misure per il risparmio energetico. Tra questi, nomi del calibro di Tasca D’Al- merita, Donnafugata, Rapitalà, Principi di Butera e Firriato.

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