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Italia Oggi

Oltre il solco della tradizione ... La vita e le passioni di Piero Mastroberardino, presidente dell’omonima azienda vitivinicola... Ho aperto le nostre cantine di vini a ricerca e innovazione organizzando anche mostre e concerti. Il mio ritmo? È rock... Quando hai nove generazioni di produttori di vino alle spalle, hai dei doveri. Il tuo futuro non può prescindere da una storia familiare di cui divieni custode e continuatore. A Piero Mastroberardino, “il professore” come lo chiamano tutti, ricoprire questo ruolo comunque non bastava. Ecco perché l’attuale presidente del gruppo produttore di vini, titolare della storica cantina di Atripalda, riconosciuta come la paladina dei vitigni autoctoni della Campania, doveva innovare per proiettare l’azienda nel futuro. E lo ha fatto, per sé, ma anche per l’Irpinia di cui è portabandiera. La sua famiglia coltiva un’importante estensione di tenute agricole nelle zone più vocate delle tre principali aree di produzione a Docg della Campania, ovvero Fiano di Avellino, Greco di Tufo e Taurasi, area all’interno della quale egli ha realizzato un importante investimento enoturistico, il Radici Resort, a Mirabella Eclano (in
provincia di Avellino), che comprende il Ristorante Morabianca, l’hotel, il club The Wine Cellar, una beauty farm e un campo da golf. Nato nel capoluogo irpino nel 1966, dopo aver studiato
economia all’Università di Salerno ha cominciato a lavorare come ricercatore all’università mentre iniziava la sua carriera imprenditoriale. “Ho lavorato con contratti annuali dai primi anni 90 al 1998 quando sono diventato professore associato e sono stato chiamato all’università di Foggia. Poi, dal 2003, professore ordinario”, ricorda Mastroberardino. “Parallelamente seguivo l’azienda di famiglia dove dal 1990 al ‘97 ho realizzato progetti finalizzati all’espansione del gruppo, che oggi è costituito dalle attività agricole e da quelle di trasformazione e invecchiamento dei vini, oltre che dalla parte enoturistica. Nel 1997 ho assunto la carica di vicepresidente e subito dopo quella di presidente”. Il suo primo progetto importante è stato aprire la cantina al pubblico realizzandovi un salotto per incontri, concerti, mostre e presentazioni di libri, un centro culturale che organizza una decina di eventi l’anno, coniugando la cultura del vino con le altre discipline. Nella cantina pinacoteca riposa con altri vini la Riserva Taurasi 130 Anni, vino di punta che celebra l’anniversario dell’avvio delle esportazioni dei vini di famiglia, avvenuto nel 1878. Il secondo progetto, di più ampio respiro, è stato l’investimento nella ricerca, innovazione ed espansione della viticoltura che ha visto raddoppiare, fino ad arrivare a 200 ettari, le aree di produzione specializzata. “La terza tappa importante è stata invece la scelta di investire nell’enoturismo, una svolta strategica avviata nel 2000 con la costruzione del Radici Resort, in onore del Taurasi Radici, nostra etichetta top, con il ristorante, la spa e il campo da golf omologato da nove buche sul quale anch’io mi cimento”. Mastroberardino ha una grande passione oltre al vino di famiglia: dipingere. Ogni giorno disegna un bozzetto e oggi ne ha da parte circa un migliaio. C’è poi l’amore per la scrittura che si è concretizzato recentemente nel romanzo “Umano errare”, edito dal Gruppo Albatros Il Filo, in libreria dai primi di giugno. Lo sport che lo impegna oggi è il golf che pratica sui suoi green “di
montagna”. “Quello che mi ha più colpito tra i campi in cui ho giocato si trova a Dubai, disegnato da Ernie Els”, aggiunge Mastroberardino. “Ho partecipato anche a una gara, trovando il percorso molto ben curato. Strisce di verde smeraldo in mezzo al deserto, un campo quasi facile, ma molto suggestivo”. Per giocare usa ferri Ping e bastoni Callaway. Da ragazzo ha letto in prevalenza romanzi, poi nella fase più acuta del lavoro si è dedicato ai saggi, economici e sociologici, dopo i quali è tornato recentemente ai romanzi. Tra gli autori preferiti ci sono Josè Saramago e Javier Marias. La sua automobile è una piccola cabriolet, una Bmw Serie 3, ma per trasportare la famiglia preferisce un fuoristrada Mercedes Gl. Lo stile? “Dopo il periodo universitario dominato da blazer blu e abiti grigi, ho recuperato uno stile più libero e casual. Indosso Conte of Florence di cui apprezzo lo stile e i tessuti tecnici. Le scarpe? Per un utilizzo più formale mi piace Moreschi, altrimenti snickers e varie marche per il casual”. La musica è una storia che appartiene alla sua giovinezza. “Negli anni 80 ho fatto il dj in una radio, trasmettevo solo musica rock. Il mio mito era Bruce Springsteen, i primi album però, poi ci siamo un po’ persi di vista... Il mio pezzo cult è Thunder Road”. Chiedergli qual è il vino preferito è inutile: Radici Taurasi Riserva che è la bandiera della casa. A tavola ama il sartù di riso, “il piatto della domenica della mia infanzia”.

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