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Italia Oggi

Addio Ice? Il vino non lo teme … I produttori: più sinergia del passato... Mentre l’export del vino italiano cresce a due cifre, il Governo sopprime l’Ice. Ma non tutti, specialmente nel mondo dei produttori, vedono la decisione in maniera negativa. Quella che può apparire come una contraddizione è stata messa sotto i riflettori del 66esimo congresso di Assoenologi che si è tenuto a Orvieto. Qui Stefano Raimondi, responsabile del settore vino dell’Ice, si è domandato “come faranno adesso le piccole aziende ad andare all’estero. Lo scorso anno sono state 1.500 le imprese che si sono rivolte a noi”. Per il direttore generale di Assoenologi, Giuseppe Martelli “l’Ice, che pure deve sopravvivere, deve essere però ripensato. Il mondo del vino ha un’incredibile necessità di avere un coordinamento nazionale unico, un ente pubblico, dedicato solo a questo prodotto”. Un ruolo, questo, auspicato anche dagli importatori presenti al congresso, Maurizio Conz, broker per i Paesi asiatici, Leonardo Lo Cascio presidente dalla statunitense Winebow e Irina Fomina ad della moscovita Mbg Wine che lamentano l’accavallarsi di iniziative promosse da troppi soggetti non coordinati. Una critica condivisa da Sandro Boscaini, presidente delle Famiglie dell’Amarone d’Arte. “Ci attiviamo all’estero in modo confuso, troppi enti e soggetti. Ci vuole un’entità che dia maggior supporto e coordini le iniziative per diminuire la confusione. L’Ice non sempre è riuscito
a fare questo. Sia per perché è un ente generalista, parla di vino come di macchine o di moda, sia perché certi mercati si sono evoluti in maniera rapida e non è riuscito a stare al passo. Credo che la strada intrapresa possa risultare valida”. Perplessità sulla scelta del Governo, invece, viene espressa da Maurizio Gardini di Fedagri. “È mancata ogni discussione in ambito parlamentare e nella cabina di regia istituita per coordinare l’attività dell’Ice avremmo preferito che la Confindustria non fosse di fatto l’unico rappresentante delle organizzazioni imprenditoriali”. Perplesso anche Fabio Carlesi segretario generale dell’Enoteca Italiana di Siena. “Mi auguro che si arrivi a una riorganizzazione e ristrutturazione dell’istituto perché il vino italiano all’estero qualcuno lo deve pur rappresentare. C’è da fare sistema”. Guarda avanti Lamberto Vallarino Gancia, presidente di Federvini. “Occorre pensare a gestire bene i nuovi progetti, a sfruttare al meglio le risorse e gli investimenti. Come quelli della svolta epocale prevista dall’Ocm vino che incentiva le aziende a formare associazioni temporanee di impresa o consorzi per la promozione”. Serve, dunque, un coordinamento, sia esso privato, sia pubblico. “Il vino ha bisogno di un punto di riferimento per l’estero e l’Ice è stato da sempre il primo contatto”, commenta Elvira Bortolomiol. “Si poteva pensare a un miglioramento del servizio, ma non a una cancellazione. È un appoggio importante per il produttore”. Anche Chiara Lungarotti parla di cabina unica di regia per la promozione. “Se si vuole cancellare Ice o Buonitalia si tolgano, ma poi qual è il vero risparmio? Tutti gli altri paesi nostri competitor, come la Francia, hanno un ente unico per la promozione e i risultati si vedono”. Consorzi o associazioni private sono strutture più snelle e che possono meglio i costi e valutare i risultato. Come sostiene Antonio Motteram, direttore generale di Carpenè Malvolti. “La mentalità competitiva oggi è fondamentale ed è necessario coltivarla nelle aziende, istituzioni come l’Ice assomigliano troppo al passato. Occorrono organismi orientati alla competitività animati dall’impegno per il raggiungimento del risultato, mentalità presente solo nelle imprese private”.

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