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Italia Oggi

Pernod chiede una tassa anche sulla birra e sul vino ... Non devono essere i superalcolici a dover pagare per tutti … Questione di equità. La tassa sull’alcol, voluta dal governo francese, non deve colpire soltanto i produttori di superalcolici ma anche la birra e il vino. A sostenerlo a gran voce è Pierre Pringuet, direttore generale di Pernod Ricard, colosso transalpino dei vini e degli spiriti. Il manager sostiene che l’imposta, di cui le casse statali hanno gran bisogno in questo tempo di ristrettezze finanziarie, deve estendersi a più ampio raggio possibile per essere redditizia. L’esecutivo intende incrementare del 13% la tassa applicabile agli alcolici dai 40 gradi in su. Un provvedimento che, secondo le stime, farà incassare allo Stato 340 milioni di euro nel 2012, oltre che provocare una riduzione dei consumi. Senza contare l’impatto economico sulle vendite e i risultati dì bilancio delle imprese. Jean-Pierre Lacarrière, presidente della Federazione degli spiriti, ha detto che questa misura rischia di rendere più fragili le piccole e medie imprese del settore.
Quanto a Pernod Ricard, gli esperti assicurano che il numero due mondiale del comparto sembra ben attrezzato ad affrontare anche questa incombenza erariale. Lo stesso Pringue osserva che nel 1993, quando le tasse furono accresciute del 16%, i volumi di vendita di alcool scesero in generale di sette punti percentuali, ma quelle di Pernod Ricard videro il rallentamento contenuto al 3,5%. Per l’anno prossimo il gruppo si aspetta che la sua strategia di innalzamento di gamma lo metta al riparo da una tempesta annunciata. Il prezzo della bottiglia di Chivas, offerta a 25 euro, dovrebbe salire soltanto del 3%, cioè di circa 75 centesimi. Una vodka non costosa dovrebbe invece risultare più salata del 10%. Nemmeno la profittabilità della società dovrebbe risentirne più di tanto. Il mercato francese, del resto, rappresenta non più del 10% della fetta complessiva del giro d’affari e genera la stessa percentuale di risultato operativo. L’impatto sui conti, alla fine, sarà poco significativo, conclude il d.g. di Pernod Ricard. Il gruppo, nel primo semestre, ha conseguito un utile netto di un miliardo di euro, in crescita di dieci punti percentuali. L’aumento delle imposte dovrebbe pesare per soli 15-20 milioni di euro sul profitto. D’altro canto Pernod Ricard, sul versante dell’utile operativo, è legato per quasi il 40% ai mercati emergenti.

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