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Italia Oggi

Vini portoghesi una buona occasione ... È fresca e ricca di energia l’aria di Lisbona. L’Oceano Atlantico domina la città, che su di esso si affaccia, e la caratterizza in tutto. Le trasmette la forza tipica che si deve sviluppare per convivere con la natura più difficile. Non è il Mediterraneo con la sua millenaria tranquillità e prevedibilità. Il mare lusitano è per quelli che amano le sfide: onde, corrente, vento. Se tutti gli occhi del mondo politico e finanziario, non soltanto europeo, sono puntati su Atene e se i media seguono come una vera e propria diretta quanto accade in Grecia, è proprio in Portogallo che, invece, si sta giocando la vera partita sulla tenuta dell’euro. Si tratta sempre di un’economia cosiddetta periferica, ma è molto diversa da quella greca. I portoghesi non hanno truccato i conti pubblici e neppure hanno approfittato dei bassi tassi europei per far esplodere il debito statale. Più semplicemente si ritrovano a essere il punto di torsione del cambiamento di modello economico e di sviluppo che i mercati, quelli che investono i capitali, chiedono a un’Europa troppo lenta nel prendere atto che il Novecento è ormai archiviato e che la nuova globalizzazione non fa sconti a nessuno. Men che meno a un welfare state più generoso della capacità fiscale di finanziarlo o a un’amministrazione pubblica con piante organiche indifferenti al progresso tecnologico e spesso utilizzate soltanto per assecondare i desiderata delle clientele politico-sindacali. Fino a quando i mercati compravano senza troppi timori o esitazioni i titoli di Stato europei, il Vecchio continente poteva vivere a debito e rinviare le scelte. Ma ora che la sostenibilità del debito pubblico europeo è messa in dubbio, gli stessi preferiscono puntare
sugli strumenti di investimento cinesi o brasiliani che promettono di rendere di più. Il Portogallo è comunque l’ottavo paese produttore di vino al mondo. Un esportatore vero rispetto alla Grecia con etichette note a livello mondiale come il vino di Porto e quello di Madeira e vitigni che hanno imposto un “format” a livello internazionale quali il vinho verde. La terra lusitana rappresenta il primo vero caso di un paese produttore importante dell’enologia mondiale in profonda recessione. Offre quindi agli investitori interessati al settore opportunità uniche da valutare per sfruttare una occasione di acquisto a sconto che raramente si presenta in un comparto simil immobiliare come quello vitivinicolo. Soprattutto la recessione portoghese, quest’anno il pil calerà ancora del 2,2% e sarà ancora negativo dell’1,8% nel 2012,dischiude l’opportunità di poter valutare un ampio numero di imprese del comparto con una tradizione pluridecennale, una buona capacità di esportare e delle etichette differenziate come tipologia di prodotto a livello internazionale. Quindi nel Portogallo c’è oggi l’occasione, per chi ne è interessato, di investire bene potendo scegliere tra un ampio numero di aziende produttrici. Per quei produttori del comparto che sono interessati a diversificare il portafoglio offerto la crisi economica di Lisbona può davvero essere il momento di fare un passo nella direzione della diversificazione ricercata che, soltanto un pino di anni fa, era impensabile.


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