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Italia Oggi

Il paladino della tradizione … La vita, la carriera e i gusti di Giovanni Satragno, presidente Produttori Moscato d’Asti … Ma mi piace continuare a sperimentare con le nostre uve. Appena posso mi metto in viaggio ed esploro l’Italia... Gli amici lo definiscono, amichevolmente, il Cobas dei produttori di uve moscato d’Asti. La sua storia professionale e umana ruota intorno alle colline della provincia astigiana, storicamente la patria del Moscato. Una storia che si è spinta fino a creare quello che si può definire un sindacato in difesa dei piccoli produttori locali, gli autentici tenutari della tradizione, dei segreti del Moscato. Figlio di una famiglia di agricoltori e coltivatori di viti, da quattro generazioni tra le più dinamiche della zona, Giovanni Satragno è alla guida di una piccola azienda, la Borgo Sambui, che si batte per la tutela della tradizione e della qualità delle uve di moscato. “Il nostro prodotto è unico per diverse ragioni: dobbiamo impegnarci tutti i giorni sia individualmente sia come settore, per tutelarne la qualità e per diffonderne la cultura del consumo”, racconta in una pausa della vendemmia 2011. Satragno, fresco del diploma di enologo ottenuto alla
scuola di Alba, entra presto in azienda, dedicandosi alla cultura della vite. Avendo nel dna la vocazione forte per il bene del territorio, per 24 anni ha ricoperto la carica di sindaco di Loazzolo, uno dei 52 comuni dove si produce proprio il Moscato d’Asti. “Sono stati anni importanti dove il tuo lavoro, e quello degli altri amministratori, permetteva a tutti di poter migliorare la qualità della
nostra vita e del territorio in cui viviamo”. La passione per la vite e il Moscato lo hanno spinto
anche ad operare sul territorio come tecnico a supporto delle aziende agricole della zona. E sapendone di vino e Moscato, pochi anni or sono, ha lanciato con altri produttori il Loazzolo nel 1992, il primo passito di Moscato d’Asti prodotto in Italia. “Mi piace sperimentare sempre
qualcosa di nuovo, valorizzare al meglio le potenzialità delle nostre uve. Senza per altro azzardare troppo. Si rischierebbe di perdere quanto di buono fatto fino ad oggi per il Moscato d’Asti”. E per valorizzare e difendere i produttori Satragno guida la Produttori Moscato d’Asti Associati dal 2002. Si tratta di una società cooperativa agricola che raggruppa circa 2 mila aziende vitivinicole produttrici di uva Moscato d’Asti d.o.c.g., di cui circa 830 associate in otto cooperative di trasformazione. La base associativa è estesa nelle tre province del territorio d’origine del Moscato d’Asti d.o.c.g. (Alessandria, Asti e Cuneo, ndr) e rappresenta circa il 40% delle ditte iscritte all’Albo vigneti del Moscato d.o.c.g., il 60% del vigneto di Moscato. Una larga rappresentatività quindi che consente una consapevole capacità di affrontare le sfide che attendono la componente agricola del Moscato in questo terzo millennio. “Nei confronti degli associati svolgiamo la costante azione di informazione legislativa e di consulenza tecnico-economica oltre alla promozione del prodotto presso i consumatori finali e i ristoratori”. Amante della natura, Satragno fino a qualche anno fa seguiva attivamente i rally automobilistici, sua autentica passione sportiva.
“Oggi mi piace molto viaggiare, soprattutto con la mia Chrysler Voyager. Se all’estero vado molto per lavoro, è in Italia che mi piace conoscere non solo luoghi diversi, ma anche le peculiari culture gastronomiche”. Quest’anno è stato in Basilicata, regione dalle molte facce e all’avanguardia per le nuove tendenze nel settore enogastronomico. Legato alle tradizioni della sua terra, vive il suo lavoro come una missione. In gioco non c’è solo una fetta consistenza dell’occupazione e della produzione vitivinicola piemontese ed italiana, ma anche la conservazione di un patrimonio sociale e culturale non indifferente. Il tratto forte del suo carattere? “La determinazione e il credere ancora oggi
che esistano degli ideali e dei valori per i quali, anche nel lavoro e nella politica, valga la pena
combattere”.


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