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Italia Oggi

Le azioni del vino pagano la crisi delle borse ... Quest’anno i tre mesi estivi sono stati cli passione vera per le borse mondiali. Un trimestre, quello che è andato da luglio a settembre, in profondo rosso. Le piazze più importanti dell’eurozona, Francoforte, Parigi e Milano, hanno accusato un calo superiore al 25% mentre lo S&P 500 americano si è fermato a un meno 13%. Un salasso vero per gli investitori che hanno dovuto registrare le minusvalenze di portafoglio. Ma come è andata, nello stesso trimestre, per i vari titoli del vino quotati nei diversi mercati azionari internazionali? In generalizzato ribasso, anche se le azioni “enologiche” europee a maggiore capitalizzazione hanno retto meglio degli indici del proprio mercato di quotazione. Le francesi Pernod Ricard, Laurent Perrier e Vranken-Pommery hanno lasciato sul campo rispettivamente il 13, il 17 e il 25%, la
spagnola Baron de Ley poco più del 6% e le britanniche Diageo e Wine, rispettivamente, oltre il
7% e poco più dell’8%. li colosso americano Constellation ha perso il 14%, mentre la cap Willamette Vineyards ha segnato una variazione praticamente nulla la quotazione ferma a 3,10 dollari per azione. Infine i cileni. Concha y Toro, la principale cantina sudamericana, è scesa di un abbondante 30% mentre la piccola San Pedro è rimasta invariata anche se ha registrato livelli quasi insignificanti nel controvalore degli scambi, i numeri è davvero difficile poter sostenere che stavolta gli andamenti delle cantine quotate con un livello di flottante un minimo significativo, quindi le imprese a maggiore capitalizzazione, siano stati anticiclici. La volatilità al ribasso delle borse ha colpito anche il comparto enologico che, sicuramente, soffre dei timori di una nuova recessione nelle economie occidentali con conseguente indebolimento della domanda. Un’azione del vino quotata, del resto, è valorizzata dagli analisti in maniera analoga ad ogni altro titolo, cioè scontando il valore attuale dei flussi di cassa futuri. E se il rischio di una nuova recessione nel 2012 fa vedere al ribasso le previsioni di utili delle cantine, allora il prezzo di borsa non può che segnare una correzione al ribasso. Ovviamente quello del vino è ormai un mercato globale e quindi l’eventuale
impatto del ciclo economico negativo sui conti economici delle aziende del settore risentirà degli andamenti geografici della domanda prevista nel 2012 nelle diverse aree geografiche: ancora in crescita in Asia, debole negli Usa e nell’eurozona, in espansione nell’Europa orientale ed in Russia. In questo quadro gli investitori alla ricerca di investimenti alternativi per proteggere il loro patrimonio, in questa fase di prolungata incertezza dei mercati, forse devono puntare più sui wine fund. In questo caso il vino agisce quasi da bene rifugio e permette una copertura, hedging, nei confronti degli altri investimenti posseduti. Per proteggersi dai ribassi borsistici meglio scommettere su poche selezionato etichette di cantine internazionali possedute da un wine fund che non su un portafoglio diversificato di azioni del vino quotate in giro per il mondo.


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