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Italia Oggi

Slowfinance: Mezzacorona in borsa ... Un’importante cantina del Trentino potrebbe, a breve, essere la prima azienda vinicola italiana quotata in borsa. Nosio, il braccio commerciale di una delle cooperative vinicole più grandi del Belpaese, Mezzacorona, ha deciso di quotarsi al Mercato Alternativo del Capitale, il cosiddetto “Mac”, un segmento creato proprio per agevolare la raccolta di capitale di rischio da parte delle medie imprese di successo. Il via libera definitivo alla quotazione dovrà darlo l’assemblea dei soci, convocata per il prossimo 7 dicembre, ma il bilancio già presentato alla Consob è in utile di 2,3 milioni e quindi non dovrebbero esserci problemi ad ottenere il via libera. Tramite la borsa Mezzacorona, che fattura più di 100 milioni di euro ed esporta già l’80% della produzione punta a reperire risorse aggiuntive per finanziare il piano industriale dei prossimi anni. Si tratta di una novità interessante per l’enologia italiana. Ma le nuove azioni del vino pronte ad essere scambiate al Mac che tipologia di titoli sono? E bene capirlo perché si tratta di azioni peculiari non molte conosciute al grande pubblico degli investitori. Ed anche perché nell’ultimo decennio, dopo lo scoppio della bolla Internet, investire in titoli azionari si è fatto meno facile in quasi tutti i segmenti. Nel Novecento il capitale di rischio, come misurato da Elroy Dimson, Pani Marsh e Mike Staunton in “The Millenium Book - A Century of Investments Returns”, ha performato meglio degli investimenti alternativi. Tra il 1900 e il 2000, ad esempio, nel Regno Unito le azioni hanno offerto un rendimento reale annuo del 5,9% contro l’1,3% delle obbligazioni. Ora il contesto è cambiato perché il capitalismo è diverso, non soltanto globale, ma anche più competitivo e quindi meno generoso nel riconoscere profitti al capitale. Meglio, allora, puntare su azioni con potenzialità di guadagno in conto capitale, perché non ben prezzate dal mercato, e con buoni dividendi futuri. I titoli da preferire dovrebbero essere quelli con potenzialità nel lungo termine: soprattutto sarebbe bene investire nelle società locali e di dimensioni ridotte più capaci di sfruttare le potenzialità di crescita specifiche del territorio dove operano. Una sorta di slow finance sulla falsariga dello slow food che suggerisce di valorizzare i prodotti enogastronomici del
territorio. Le azioni del vino hanno queste caratteristiche e sono a pieno titolo dei value stock:
asset con una solida capacità di remunerazione del capitale nel tempo anche se meno capaci di crescere nel breve termine. Azioni valutate per i fondamentali che esprimono, non delle growth stock quindi molto shortermiste perché legate nel prezzo che esprimono a un ciclo di crescita di breve termine.
I titoli del vino sono delle azioni anche con caratteristiche particolari per un’altra ragione: perché esprimono la sintesi di un business che è la sintesi di più attività diverse quella immobiliare, quella della moda dei consumi esclusivi e stagionali e quella della domanda da gdo e mercato di massa. Azioni in parte patrimoniali, quindi capaci anche di difendere l’investimento dall’inflazione, ed in parte espressione di asset intangibili legati al brand e all’essere conosciute e riconosciute come uniche ed esclusive. Per gli investitori alla ricerca di performance di medio e lungo termine superiori alla media, comunque, l’investimento nel vino è ora più consigliato che non nel secolo scorso.

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