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Italia Oggi

Internet sfida le barriere del vino ... In economia poter disporre di un contesto competitivo e la situazione ottimale per i consumatori. Se nessun produttore gode di un vantaggio monopolistico o di una rendita di posizione significa che deve giocarsi la sua partita spingendo sul prezzo. Meno i produttori son protetti da barriere di ogni tipo, più i consumatori sono ricchi in termini di benessere capitalistico, Un gioco abbastanza razionale: meno potere a chi produce e più potere a chi acquista e consuma. Nel vino la situazione è molto peculiare. Il mercato del vino è caratterizzato dalla ricerca continua e perfino esasperata della rendita monopolistica da parte dei produttori. Ovviamente nel caso del vino non possono realizzare questo vantaggio competitivo tramite un brevetto o un software proprietario, come fanno la Pfizer o Google, ma devono “inventarsi originali barriere all’entrata. Nel caso del vino prendono il nome di Docg o Adc, denominazione di origine controllata e garantita, oppure il numero o le lettere dei vari rating che guide e professionisti assegnano. In questo modo ogni vino vuole diventare un prodotto differente, una sorta di monopolista della sua specificità enologica. Un prodotto, quindi, non comparabile in alcun modo con gli altri, perché diverso per uvaggio, esposizione al sole, territorio, tecnica di produzione e così via. L’obiettivo del produttore è quello di poter praticare un prezzo diverso e quindi di guadagnare anche un premio dalla vendita. In questo modo però la frammentazione del mercato diventa massima ed i costi informativi per i consumatori si fanno elevatissimi, perché prima di ogni acquisto dovrebbero teoricamente dover saper confrontare e valutare le specificità di ogni prodotto che sono incorporate nel prezzo di vendita. Una autentica follia nei mercati contemporanei dove il potere è e sta gradualmente trasferendosi sempre di più dai produttori ai consumatori. Per di più si tratta di una tecnica di gestione delle dinamiche competitive sempre più distante dalla logica dei mercati interconnessi da internet. Oggi differenziare un prodotto è molto più complicato di qualche anno fa. Ogni consumatore può, molto rapidamente ed a costo zero tramite il web, raccogliere tutte le informazioni utili per capire effettivamente in che cosa o meno si differenzia il vino offerto con un prezzo di 10 euro rispetto ad un altro della stessa zona proposta a 12 euro. Quel differenziale è sempre meno difendibile dal produttore con le tecniche e le logiche del passato perché deve trovare una sua giustificazione compiuta agli occhi del potenziale consumatore. In internet etichette e zone di origine valgono e indirizzano molto meno perché nella rete tutti i prodotti sono esposti al cosiddetto effetto coda lunga: il costo del magazzino è ridotto ai minimi termini mentre la possibilità di offerta è ampliata fino teoricamente all’infinito così da poter proporre ai consumatori anche il prodotto con una singola bottiglia prodotta. Nel contesto long tail differenziare le bottiglie di vino secondo tecniche e strumenti del novecento diventa sempre meno facile soprattutto se l’intento del produttore è quello di far pagare un non giustificato premio nel prezzo al consumatore. In questo mercato è molto più proficuo competere pensando che i singoli prodotti vinicoli sono dei sostituti quasi perfetti l’uno dell’altro puntando sul marketing strategico e operativo come fanno i produttori di profumi.

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