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Italia Oggi

Seduzione naturale. Se il vino nature si prende la scena ... Il business dei vini naturali si diffonde in Italia, seppure maggiormente a livello di produzione che di consumo. Oltre il 50% delle bottiglie prende la via del Nord Europa, Usa e Giappone. Mentre, in Italia, i vini naturali rappresentano circa il 2% del consumo. Il vino nature fa parlare di sé, tanto da ritagliarsi uno spazio all’interno del Vinitaly, kermesse del mondo del vino convenzionale che apre i battenti domani a Verona. Nonostante ciò, i naturali non rinunciano a proporsi autonomamente, in due eventi “zecca”, entrambi da oggi fino a lunedì 26 marzo in location nel raggio di circa 40 km dal polo fieristico scaligero. All’interno di Vinitaly c’è Vi Vi T (acronimo di Vigne, Vignaioli, Terroir), il salone del biologico che ospita oltre 120 cantine rispettose dei precetti della viticoltura biologica e biodinamica. Fra gli espositori diversi aderenti a Renaissance des Appellations, il movimento capostipite dei vini naturali, fondato nel 2001 dal viticoltore francese Nicolas Joly. E che raggruppa oggi 160 produttori, dei quali 34 italiani.
Presso la villa palladiana La Favorita di Ponticello di Fara di Sarego (Vi), invece, l’associazione Vin Nature, fondata nel 2005 dal viticoltore ed enologo .Angiolino Manie, ha organizzato Villa Favorita 2012; evento nel quale espongono circa 130 cantine italiane e straniere. Inline, nell’Areaexp “La Fabbrica”, in centro a Cerea (Vr), apre oggi i battenti Vini Veri 2012-Vini secondo natura: n.na edizione dell’evento organizzato dal Consorzio Vini Veri, fondato nel 2003 dallo stesso Maule, che poi ne è fuoriuscito. E oggi presieduto dall’umbro Giampiero Bea. Quest’ultimo evento vede la presenza di 120 cantine circa, ancora una volta sia italiane che estere. A conti fatti, però, il mondo del vino naturale resta diviso in più rivoli. Seppure con differenze e distinguo, le tre associazioni suddette, come pure il movimento delle Triple A (Agricoltori, Artigiani, Artisti), fondato nel 2003 da Gianiuca Gargano patron della Velier, e VisVini, associazione fondata dall’enologo Maurizio Polo, sono accomunate dalla convinzione che le vigne devono essere coltivate senza riscorso alcuno a prodotti chimici di sintesi, il più possibile intervenendo manualmente ed escludendo lavorazioni meccanizzate che possano stressare la pianta e l’uva. E nella successiva fase della vinificazione che le divergenze si fanno più evidenti. In cantina solo VisVini è favorevole all’impiego sia di lieviti selezionati, di enzimi, batteri e vitamine che li possano nutrire e aiutare a portare a termine l’opportuna fermentazione sia di tecnologie moderne che consentono d’escludere il ricorso alla solforosa e ad altre sostanze chimiche. Le altre tre associazioni, invece, vinificano rispettando regole più o meno rigide in fatto d’esclusione del ricorso ai lieviti selezionati e/o a ogni altra sostanza chimica presente in natura o di sintesi e/o a tecniche, anche solo meccaniche, che interferiscano con la naturale trasformazione dell’uva in vino. Le maggiori restrizioni appaiono nelle regole di lavoro in cantina degli aderenti a Vini Veri, che, per esempio, non ammettono neppure il controllo della temperatura in fase di fermentazione. Pratica invece consentita ai seguaci del Manifesto delle Triple A, maggiormente preoccupati di non mortificare l’impronta del vitigno, l’incidenza del territorio e la personalità del produttore per non generare vini fotocopia in ogni angolo del pianeta, appiattiti nei caratteri organolettici, incapaci di sfidare il tempo e di dare emozioni a chi li degusta. Pragmatica l’impostazione di Vin Nature. Per dare maggiori garanzie al consumatore finale impone ai soci di far analizzare i vini per escludere qualsivoglia contaminazione con pesticidi e condiziona l’ingresso nell’associazione anche a un esame circa la gradevolezza del vino prodotto.

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