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Italia Oggi

Spunta il vino halal ... Succo d’uva spumantizzato per l’Islam ... Biologici, senza solfiti, halal. I produttori di vino sembrano essere sempre più attenti a proporre vini innovativi. E se il vino bio è una realtà con un mercato in continua crescita, altre proposte si affacciano sugli scaffali. Come Icemary, della Cantina Colonnara di Cupramontana (An), aderente a Fedagri-Confcooperative. Si tratta di spumante dolce, biologico, zero alcol, il primo in Italia a ricevere contemporaneamente le certificazioni biologico e halal. Una bibita a base di succo d’uva pensata per i paesi di religione islamica, ma che ha avuto, come spiega il presidente Massimiliano Latini, “interessanti sviluppi anche nel mercato occidentale. Può essere, infatti, consumata da tutti, adulti e bambini, donne incinta”. Sempre una cantina sociale, quella di Gonzaga (Mn), propone il nuovo Lanibrusco “Rosso B della Signoria” con uve da agricoltura biologica. Novemila le prime bottiglie messe in commercio “per una sfida iniziata in vigna, con il sistema di allevamento e la potatura, e cpntinuata in cantina”, commenta il presidente Fabrizio Verona. Non solo le cooperative parlano di innovazione. Bortolomiol, azienda di Valdobbiadene (Tv),ha puntato su “Ius Naturae”, un Prosecco superore millesimato, prodotto quest’anno in 16 mila bottiglie. “Il progetto nasce tre anni fa per dimostrare che il vino bio si può fare, che si hanno risultati. E che questa è la strada da percorrere”, sostiene Elvira Bortolomiol. “E un prodotto che va molto bene in Nord Europa e America ma che trova attenzione anche in Italia”. Senza solfiti è invece, il Frascati superiore Doc “Biancodarco”. Nato nell’ambito del progetto di FederBio, vede con il contributo della regione Lazio e l’apporto scientifico dell’Università della Tuscia. E anche un grande vino, come l’Amarone può essere biologico. Ci ha provato la cantina di Negrar (Vr). “Nasce con la vendemmia 2004 per valorizzare la produzione di tre
soci, cui poi si sono aggiunti altri. Ne produciamo 8 mila bottiglie, una piccola produzione ma significativa per dimostrare che il bio non è solo filosofia”, commenta il direttore Daniele Accorvini. “Paghiamo le uve bio il 10% in più perché crediamo in questa tipologia e vogliamo allargare la gamma anche al Ripasso”.

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