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Italia Oggi

Le azioni del vino sono ok per i fondi pensione ... I Btp sono di nuovo entrati in un’area di forte volatilità. Lo spread con i Bund tedeschi a scadenza decennale si è allargato fino a 370 punti base e molto peggio è andata ai Bonos spagnoli ormai del 4% più cari nel rendimento da offrire dei titoli di stato di Berlino. Significa che sono nuovamente diminuiti i prezzi dei Btp emessi negli anni passati quando il differenziale viaggiava poco sopra l’1% e che nei portafogli di chi ha dei titoli sulla carta senza rischio ci sono ancora una volta pesanti minusvalenze. Troppa volatilità per tutti gli investitori di lungo termine che cercano rendimenti certi per assicurare la remunerazione degli impegni
assunti con i propri investitori sotto forma, ad esempio, di rendite mensili o di pensioni da pagare. Del resto, non può che essere così. La germanizzazione dell’economia italiana può avvenire soltanto facendo pagare un conto salato ai patrimoni ed ai redditi del Belpaese, mentre l’archiviazione del cosiddetto stato sociale, ormai non più compatibile con una globalizzazione più forte degli stati nazione, in Europa procede più lentamente proprio nelle economie mediterranee. Nel caso dell’Italia, in più, c’è poi la certificazione erga omnes offerta agli investitori internazionali della corruzione dilagante nella gestione della finanza pubblica: i casi Lusi Rutelli e Belsito-Bossi certificano la situazione di saccheggio generalizzato delle imposte dei cittadini e delle imprese e fanno fuggire a gambe levate dall’Italia i pochi investitori esteri ancora rimasti. Un paese avanzato nel quale i flussi della finanza pubblica non sono gestiti secondo le aspettative cli trasparenza imposte dalla modernità è un paese che si autocondanna. In questo quadro desolante almeno da qualche comparto del made in Italy giungono notizie positive. Come nel caso del vino, ormai impostosi a livello globale sempre più come un asset da diversificazione di portafoglio. La certificazione del rialzo a tripla cifra messo a segno viene dall’indice elaborato da Mediobanca. Dal gennaio 2011 ad oggi l’indicatore di Borsa mondiale del vino è cresciuto del 149% a fronte di un rialzo medio del 20% registrato dalle principali borse dei paesi inclusi nell’indice. Ovviamente, il confronto ha un significato relativo, perché si tratta di panieri molto dissimili tra loro e perché l’indice borsistico generale esprime, di fatto, l’andamento dell’economia nel suo complesso, mentre quello del vino il solo andamento di un settore produttivo. Ma resta il fatto che investire nelle azioni del vino ha reso molto di più di altre possibili alternative. Soprattutto va sottolineato come la migliore performance relativa sia stata registrata in Francia, + 164%, e negli Usa, +76%, a riprova del fatto che le azioni del vino sono oggi diventate una vera e propria asset class nei mercati finanziari occidentali. E ciò anche per una ragione peculiare a questa tipologia di titoli: nel
2010 le società leader nel comparto a livello mondiale hanno prodotto un roe, cioè un rendimento sul capitale proprio, medio del 12,3%, ben la leadership acquista per offrire un interessante rendimento al capitale. Ne consegue che le azioni delle principali imprese mondiali del vino sono ora una valida alternativa di investimento per tutti quegli come i fondi pensione o le assicurazioni, alla ricerca di storie azionarie in grado di offrire, negli anni, un dividendo stabile a fronte di rischi contenuti. Come le azioni del vino appunto sono: valida alternativa alle obbligazioni con in più una protezione implicita; offerta dalle proprietà reali, a possibili rialzi dell’inflazione.

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