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Italia Oggi

Salvo i vini dall’oblio ... L’impegno di Isabella Collalto de Croy ... Nella tenuta di Susanega si coltivano i vitigni autoctoni ... Preservare la biodiversità salvare dall’oblio vitini autoctoni “minori”. E l’impegno che s’è presa Isabella Collalto de Croy, da cinque anni alla guida dell’azienda agricola Conte Collalto di Susanega-Tv, donatale dal padre, il principe Manfredo Collalto, che l’ha diretta fino al 2007. “Sento il dovere morale”, spiega a ItaliaOggi Collalto, “di non concentrarmi soltanto sul prosecco, vino che oggi va per la maggiore e che pure è il nostro prodotto di punta: su 850 mila bottiglie prodotte, 550 mila sono infatti cli Prosecco docg. Nella nostra tenuta da moltissimi anni esistono vigne impiantate con vitigni autoctoni poco conosciuti, ma cli pregio che, per rispetto verso il territorio e la biodiversità della tenuta, intendo preservare. Abbandonarli sarebbe come interrompere una tradizione”. Ed è facile comprendere quale importanza possano avere le tradizioni per una famiglia e per un’azienda agricola che come quella dei Collalto, che può vantare più di mille anni di storia. Ad affidare la tenuta Collalto al Conte Ram- baldo I, antenato della famiglia Collalto, fu il re Berengario II nel lontano 958 d.C. Oggi l’azienda agricola si sviluppa su una superficie di 250 ha, dei quali 150 vitati (60 nella zona del prosecco superiore), e produce, esclusivamente da uve dei vigneti di proprietà, 14 mila hl di vino, per un giro d’affari di 4,5 mln euro, il 30% derivanti dalla vendita diretta e il restante 70% da quella a clienti horeca (per 14% stranieri). Il più importante vitigno autoctono che Collalto s’è impegnata a valorizzare è il wildbacher, un vitigno originario della Stiria (Austria), impiantato per la prima volta intorno al castello di San Salvatore nella tenuta Collalto a fine Ottocento e oggi talmente ben ambientato che i viticoltori austriaci si sono rivolti ai Collalto per capire come allevarlo al meglio i vista della vinificazione. “È a partire dalla seconda metà del XIX secolo”, spiega Collalto, “che se n’è ripresa con buoni risultati la coltivazione e la vinificazione. Di qui il suo inserimento, a pieno titolo, fra i vitigni autoctoni trevigiani”. A vinificarlo sono oggi soltanto Collalto e un’altra azienda con vigneti in terreni in passato di proprietà della stessa famiglia. “La nostra produzione di Wildbacher Colli Trevigiani Igt Conti Collalto”, precisa Collalto, “è di circa 35 mila bottiglie annue. I 10 ettari di vigneto a wildbacher hanno infatti una bassa resa: 10 tons/ha, ma il risultato è un vino di fine profumazione, sapido, equilibrato, riconoscibile per il retrogusto di mandorla amara, che si sposa al meglio con piatti di carne”. Ammonta ad altre 120 mila bottiglie la produzione di vini da altri quattro vitigni autoctoni, tutti incroci Manzoni risalenti agli anni Venti.

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