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Italia Oggi

I prezzi dell’agricoltura saliranno per un decennio ... Secondo la Fao e l’Ocse l’incremento andrà dal 10 al 30% ... I prezzi agricoli continueranno ad aumentare nei prossimi dieci anni. Stando a quanto comunicato dalla Fao e dall’Ocse, essi dovrebbero registrare un incremento compreso tra il 10 e il 30%. Le quotazioni sono legate all’andamento climatico e, dopo un periodo di calma momentanea, i cereali dovrebbero prendere il volo a causa della siccità in America occidentale e in Russia. Nei giorni scorsi il grano ha raggiunto il suo livello più alto da aprile 2011: a pesare sono state le stime di produzione del dipartimento Usa dell’agricoltura, riviste al ribasso di un punto percentuale. La Russia ha invece registrato un -7% sempre a livello previsionale. Fao e Ocse ritengono che nel prossimo decennio l’agricoltura in queste aree subirà l’effetto di una domanda bloccata e di un rallentamento della crescita dell’economia globale. Non è così, invece, a livello mondiale. L’incremento sarà sostenuto da diversi fattori: l’aumento del reddito per abitante, l’esodo rurale e il cambiamento delle abitudini alimentari nei paesi emergenti, che finora hanno consumato la maggior quantità di carne. La salita dei prezzi potrebbe essere più consistente a seconda dell’importanza accordata ai biocarburanti. Alcuni osservatori pensano che la produzione mondiale di bioetanolo e biodiesel sia destinata a raddoppiare entro il 2012: ciò avverrebbe soprattutto in Brasile, negli Stati Uniti e in Europa. Questo settore assorbe una parte della produzione cerealicola e, al tempo stesso, sottrae i terreni alla colture alimentari. Ma a riscaldare le quotazioni saranno anche i prezzi del petrolio, costantemente orientati al rialzo, che influiscono sia sulla domanda di biocarburanti, sia sui costi di produzione. Dal punto di vista dell’offerta, l’aumento produttivo subirà un rallentamento nel prossimo decennio, passando dal +2% annuo a + 1,7%: ciò a causa della rarefazione delle terre agricole, del costo delle materie prime e dell’incidenza del cambiamento climatico. Per far fronte ai consumi, la produzione dovrà salire del 60% entro il 2050. Ciò equivale a sfornare un miliardo di tonnellate di cereali e 200 milioni di tonnellate di carne in più ogni anno rispetto al periodo 2005-2007. La scommessa è piuttosto difficile da vincere, ha commentato Angel Gurria, segretario generale dell’Ocse. L’unica soluzione è potenziare la produttività nelle terre già coltivate, perché la superficie di terreni agricoli non è destinata a crescere di pari passo.

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