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Italia Oggi

Il vino non brinda ... Il presidente Assoenologi avverte: basta con i trionfalismi... Martelli: l’export sta rallentando... Per il vino italiano i prossimi quattro mesi saranno cruciali. Il settore, anche se i dati definitivi sono ancora in fase di elaborazione, archivia un 2012 positivo, ma questo non basta a tranquillizzare i tecnici di Assoenologi, riuniti a Bormio per la loro convention invernale. “Anche se nei primi nove mesi dell’anno scorso l’export è salito del 7,4% in valore, passando a 3,3 miliardi di euro dai 3,1 dello stesso periodo 2011, la spinta è andata progressivamente affievolendosi, sino a quasi esaurirsi in settembre”, spiega il direttore dell’associazione, Giuseppe Martelli, e aggiunge: “Aspettiamo l’analisi dei dati sull’ultimo trimestre 2012 prima di dare valutazioni definitive, ma sarà comunque meglio lasciare da parte i toni trionfalistici e prepararci ad allacciare le cinture, perché, almeno sino a che non avremo superato la boa di giugno prossimo, la rotta si presenta densa di incognite”. A fare la differenza, dice Martelli, sono i risultati delle vendite di fine anno, che non sono state troppo ricche per certe tipologie, come alcuni spumanti dolci. E questo, di certo, potrà mettere una seria ipoteca sull’andamento del mercato nei prossimi mesi, perché se i magazzini sono pieni inevitabilmente gli ordini alle aziende, già frenati dalla crisi economica, non potranno che rallentare ulteriormente. Ma, problemi dell’economia mondiale a parte, cosa è successo sui mercati del vino? “Per capire meglio”, sottolinea il direttore di Assoenologi, “bisogna risalire alla scorsa vendemmia, che è stata , quantitativamente, la più -scarsa degli ultimi 60 anni, sia in Italia, sia negli altri paesi della Ue produttori di vino. Dai bassi volumi della raccolta è apparso chiaro che all’inizio del 2013 i listini avrebbero potuto impennarsi e di conseguenza molti acquirenti si sono concentrati sull’aumento delle scorte. Ma le vendite natalizie, almeno per alcuni mercati, non hanno soddisfatto le aspettative. Quindi, tra scorte e invenduto, il volume in giacenza è tale da non alimentare grosse speranze su massicci volumi di acquisti nell’immediato”. Insomma, avverte Assoenologi, per i prossimi quattro mesi ci sarà da tirare la cinghia sull’export. A meno che la crisi allenti la morsa e i consumi ripartano, ma un’evenienza del genere non è tra le più probabili. L’asticella è quindi posizionata a giugno, prima di allora meglio non aspettarsi un granché. E se questo è verosimile per l’estero lo è ancor di più per il mercato interno, dove il vino soffre da tempo e ad essere premiati sono solo i prodotti con un buon rapporto qualità-prezzo (soprattutto quelli tra i 4 e i 7 euro allo scaffale). Intanto, a proposito di vendemmie, da Bormio arriva un altro avvertimento: nei prossimi 10 anni le tempera- tare nell’Europa mediterranea si manterranno simili a quelle del periodo 1988/2012 (fonte Uk Metoffice), quindi stress da calore e carenza d’acqua rischiano di diventare cronici per i vigneti. Un problema soprattutto per almeno 403 delle nostre Dcc e Docg, i cui disciplinari vietano interventi che potrebbero aumentare la quantità di prodotto. Ma qui, dicono ad Assoenologi, si tratta di sopravvivenza: sarà bene affrontare la questione per tempo.

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