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Italia Oggi

Design in cantina? Vale la spesa ... Un investimento che rende il 35% in un anno non è certo un cattivo affare e questo può succedere a un’azienda vinicola che affianchi il design delle strutture alla produzione. La testimonianza e il messaggio della necessità di un segno comune tra vino e territorio realizzato attraverso l’architettura, intesa come leva di promozione culturale e di marketing, partono da Asti, una delle capitali storiche della vitinicoltura italiana, ed è destinato a tutte le realtà della Penisola in cui vino, tradizione e paesaggio possono essere valorizzati dalle nuove emozioni suscitate da arte e design. Un percorso in grado di attivare un volano di investimenti, con relative importanti ricadute produttive e occupazionali. “Quello del vino è un mondo in continua evoluzione e oggi il mercato è maturo per recepire nuovi concept che possano conferire alle zone vitivinicole un’immagine completamente nuova legata al territorio. L’Italia ha un patrimonio vitivinicolo con enormi capacità ancora inespresse che l’architettura può far emergere arricchendo di contenuti estetici tutta la filiera produttiva”, spiega Maria Federica Chiola, che ha curato il convegno “Architettura & vino, potenzialità di un territorio”, a cui la Camera di commercio di Asti, con il contributo di Astiturismo, ha dedicato un momento specifico nel calendario della rassegna enologica nazionale “La Douja d’or”. E basta guardare al già fatto per aprire orizzonti più definiti, così Tiziana Frescobaldi ha portato l’esperienza della tenuta maremmana “L’ammiraglia”, dove la nuova Toscana vitivinicola si esprime nelle linee suggerite dall’architetto Sartogo. “Perché”, dice l’esponente dell’antica famiglia toscana, “anche il mondo del vino deve ricordare, a ogni latitudine, che l’architettura ha da sempre in Italia una fertile primogenitura e una patria generosa”. Dalla cifra estetica si passa alle cifre economiche. Benedetta Poretti, parlando delle Cantine Florio, che fanno parte del gruppo “Duca di Salaparuta” (fatturato complessivo 46 milioni di euro) ha riferito quelle generate dagli interventi di architettura e design: 500 mila euro investiti nell’azienda hanno portato 30 mila visitatori nel 2012 (con un aumento del 15%) e fatto salire del 35% il fatturato della sola enoteca, che ha toccato i 500 mila euro, senza contare naturalmente le ricadute positive che l’immagine rinnovata ha sui grandi ordini. “Bisogna portare anche nei nostri territori nuovi concetti di esposizione e vendita del vino e dei prodotti tipici, così come è stato fatto in città lontane, dove la cultura delle eccellenze italiane ha dato vita ad un business estremamente interessante”, suggerisce per parte sua Mauro Ravizza Krieger, professionista del settore “luxury marketing”. Un discorso che riguarda solo le grandi aziende? No, come hanno dimostrato i progetti dello studio Archos, illustrati da Giulia Milesi, in cui, a fianco ad opere di dimensioni molto importanti, ci sono interventi su piccole cantine, fatte rinascere esteticamente senza dimenticare i principi di funzionalità e sostenibilità, ma soprattutto senza alterarne l’anima. Insomma sta nascendo una vera e propria corrente di architettura rurale contemporanea, che funziona anche come spot pubblicitario per il vino, ha sottolineato Andrea Rossi, docente dell’Università Iulm di Milano, a proposito di “tourist experience design” anche perché le cantine si stanno sempre più formando una doppia personalità: luoghi di produzione e contenitori di eventi, dalla musica al fashion. La sintesi di tutto il discorso sta in una battuta di Giulia Milesi: “L’architettura un valore aggiunto per sistema-vino? No, un valore necessario”.

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