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Italia Oggi

Politiche agricole al restyling ... Via libera al collegato agricoltura. Tra gli obiettivi anche il rilancio del made in Italy... Enti sfoltiti. E con i risparmi si finanziera il settore... Scatta la “potatura” (o riorganizzazione) degli enti vigilati dal W ministero delle politiche agricole alimentari e forestali: con il via libera, ieri a palazzo Chigi, del collegato agricoltura alla legge di Stabilità 2014, infatti, il governo sfoltisce una serie di organismi, per destinare il 50% dei risparmi di spesa al finanziamento di politiche a favore dello stesso settore produttivo. In particolare, l’esecutivo di Enrico Letta si concentra sul restyling dell’Agenzia per le erogazioni in agricoltura (Agea), anche attraverso la possibilità di concentrare delle attività sul dicastero del quale, dopo le dimissioni di Nunzia De Girolamo, il premier ha assunto l’interim, nonché sulla “razionalizzazione” del Consiglio per la ricerca e sperimentazione in agricoltura (Cra), che assorbirà anche le funzioni dell’Istituto nazionale di economia agraria (Inea) che viene, invece, soppresso (come anticipato da ItaliaOggi del 24/0112014). Diversa la sorte dell’Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare, l’Ismea, che viene potenziato e al quale vengono demandate le funzioni di Isa spa (la finanziaria per lo sviluppo dei progetti agroalimentari con socio unico il ministero), che viene eliminata. Con l’obiettivo ulteriore di ottimizzare la normativa in materia agroalimentare e pesca, il provvedimento licenziato dal Cdm contiene una disposizione che delega il governo ad “adottare decreti per aggiornare la normativa, abrogando quella obsoleta, organizzando le disposizioni per settori omogenei, o per materie, coordinando le norme e risolvendo eventuali incongruenze e antinomie”. Oltre alla dieta forzata per gli enti, il testo si pone come obiettivo il rilancio del made in Italy, per rendere, cioè, le eccellenze della penisola che finiscono sulle tavole di tutto il mondo ulteriormente competitive sul mercato globale: parte, pertanto, la creazione di un marchio ad hoc, che “contribuirà a rendere più semplice per i consumatori di tutto il mondo il riconoscimento dei prodotti autenticamente” nazionali. Si tratterà di un “brand” privato, facoltativo e in linea con la normativa europea, da cui ci si attende “un decisivo contributo alla lotta alla contraffazione e all’“italian sounding” (l’imitazione delle nostre creazioni) che producono un danno all’export di circa 60 miliardi di euro”. Il governo, inoltre, scommette sulla miglior diffusione possibile dell’agroalimentare dello stivale e, perciò, istituisce anche un credito di imposta per le aziende che scelgono di investire in infrastrutture logistiche e distributive all’estero; la finalità, fa sapere palazzo Chigi, è riuscire a colmare uno dei principali “gap” che frena le esportazioni del made in Italy, ovvero l’assenza di forti piattaforme per la commercializzazione fuori dai confini nazionali. Non mancano, però, agevolazioni indirizzate alle piccole e micro imprese del comparto capitanate da under 40 attraverso dei mutui agevolati per favorire il processo produttivo e di vendita, alleviando i problemi di accesso al credito. Nel collegato, infine, presenti finanziamenti per l’innovazione tecnologica nel settore primario, supporto all’agricoltura sociale e ai prodotti a filiera corta, oltre “all’allineamento dell’ordinamento nazionale agli orientamenti comunitari in materia di gestione del rischio in agricoltura, e di regolazione dei mercati”. In particolare, per il sostegno al reddito dei coltivatori si dovranno recepire interventi prescritti dalla Politica agricola comune 20 14-2020 (Pac): fondi di mutualità e lo strumento per la stabilizzazione dei redditi.

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