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Italia Oggi

Il falso Brunello scoperto con le fascette di stato ... A far saltare fuori la truffa del falso vino
doc, tra cui Brunello, Chianti Classico,
ma anche Sagrantino e Fiano, sono state
le fascette di stato poste sulle bottiglie.
Erano false. Tanto da insospettire un
ristoratore che ha fatto alcune verifiche
sul sito del Consorzio del
Brunello di Montalcino e ha
scoperto che quell’etichetta
e quella bottiglia che aveva
di fronte era del tutto
fasulla. Tutto inventato,
anche il nome dell’azienda.
Come succede per le
griffe di moda, scarpe,
borse, sei imprenditori
hanno tentato di contraffare
le griffe del vino. In alcuni
casi hanno sfruttato il nome
del prodotto, Brunello, in uno
il nome di chi lo produce, Andrea
Bocelli. Le indagini sono
ancora in corso e non sono stati
resi noti i nomi dei personaggi coinvolti.
“I carabinieri non vogliono dire niente”,
commenta Fabrizio Bindocci , presidente del
Consorzio del Brunello, “ma per certo posso dire
che non è coinvolto alcun produttore di Montalcino.
Tutti gli autori della truffa sono al di
fuori del nostro territorio”. Ad aver funzionato,
continua Bindocci, è il sistema di controllo della
tracciabilità messo in piedi dieci anni fa. “Chi
va sul sito internet del Consorzio e digita il codice
alfanumerico della fascetta riesce a sapere
nome dell’azienda, analisi del vino e annata”.
Poi il presidente chiude con una nota polemica.
“La truffa, che ci vede parte lesa e se ci sarà un
processo ci costituiremo parte civile, riguarda
10 mila bottiglie di vino contraffatto su 30 mila
sequestrate e c’era una sola etichetta, falsa. La
nostra produzione è di 9 milioni di bottiglie
di vino. Quindi mi chiedo perché
si parli di scandalo Brunello e
l’unica immagine che gira sia
quella della bottiglia del nostro
vino”. Che si tratti di
una truffa lo sostiene anche
Sergio Zingarelli, presidente
del Consorzio del
Chianti Classico. “È una
truffa di lestofanti, una
topografia che stampava
etichette e sigilli, qualcuno
che imbottigliava vino
a seconda della richiesta
da imitare. Sono delinquenti
e basta, questa è la
giusta informazione. Nel caso
del Gallo Nero, poi, pare che la
truffa sia per poche bottiglie, pochi
cartoni. Certo è che costituirsi parte civile per
un Consorzio non è un dovere, ma un obbligo”.
Di maggior rigore parla Gianni Salvadori,
assessore all’Agricoltura della Toscana, regione
dove nei giorni scorsi sono state sequestrate 550
tonnellate di concime venduto come organico
quando non lo era del tutto. “C’è accanimento
con la Toscana perché noi facciamo produzioni
di qualità. Dobbiamo avere leggi più severe a
livello nazionale”.

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