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Italia Oggi

Vite senza botrite
Addio trattamenti, con la genetica ... Oggi i viticoltori italiani
possono controllare
meglio, anche senza
trattamenti, la botrite.
E fra 4-5 anni
lo stesso si potrà dire
dell’oidio e della peronospora.
A consentirlo
l’attività della piattaforma
di miglioramento
genetico della vite
del Centro ricerca
e innovazione della
fondazione Edmund
Mach (Fem-Iasma). Attività
che, semplificando,
potremmo dividere
in due stadi: il primo è
quello dell’ottenimento,
tramite incrocio
naturale di migliaia di
piante, di viti tolleranti
a una specifica malattia.
Il secondo è quello
della verifica in campo
della capacità delle singole
cultivar tolleranti
individuate di dare del
buon vino. Per arrivare
all’iscrizione nel Registro
nazionale delle varietà
di viti tolleranti
alla botrite: Isma Eco 1,
2,3e4(come da G.U.n. 127 del 4 giugno 2014), ci sono
voluti 16 anni: grossomodo
4-5 per incrociare oltre 3 mila
piante ottenute da seme, e gli
altri 11-12 per valutare la qualità
dei vini che se ne potevano
ricavare. Valutazione, questa,
svolta dal Fem-Iasma, ma anche
e soprattutto da aziende vitivinicole terze. Le cultivar resistenti,
infatti, devono essere in grado d’adattarsi anche ad areali diversi da quelli del Nordest italiano. “A cultivar tolleranti a ioidio e peronospora adatte alla vinificazione
contiamo d’arrivare
fra il 2018 e il 2019”, anticipa a
ItaliaOggi Marco Stefanini,
responsabile della piattaforma
di miglioramento genetico del
Cri-Fem-Iasma, “ossia a 11
anni di distanza dall’inizio del
lavoro di selezione, che è partito nel 2007-2008. Un’accelerazione dei tempi che riguarda soprattutto il primo stadio del lavoro, quello dell’individuazione delle cultivar tolleranti. E che è resa possibile dalle analisi molecolari ossia dall’impiego
di marcatori
dei diversi geni
della resistenza che
rendono la selezione
più rapida e consentono
d’arrivare a “genitori” con più geni della
resistenza, la cosiddetta
piramidizzazione dei
geni di resistenza”.
Ma torniamo al presente
e alle quattro
varietà tolleranti alla
botrite le cui barbatelle
saranno commercializzate
dal Consorzio
Innovazione
Vite, che ne gestirà
il brevetto per conto
del Fem-Iasma. Sono
due coppie di cultivar
sorelle. Iasma Eco 1 e
Iasma Eco 2, entrambe
incroci di Teroldego
x Lagrein. Il primo è
molto produttivo e colorato
e il secondo ha
un livello di tannino
più interessante. Idealmente
andrebbero coltivati
congiuntamente. Iasma Eco
3 e Iasma Eco 4 sono invece
incroci di Moscato Ottonel x
Malvasia di Candia . Il primo
dà un vino fermo aromatico e
il secondo, da vendemmia tardiva,
un vino da dessert.

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