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Italia Oggi

Il vino punta sui Millenials … I consumatori Usa più promettenti sono gli under 33 … La via dell’export per i produttori di vino passa ancora dagli Stati Uniti. primo Paese importatore con i suoi 329 milioni di casse vendute nel 2013. E in cima alla classifica dei fornitori c’è proprio l’Italia con un giro d’affari di 804 milioni di euro. Tuttavia; per mantenere questo primato e permettere a nuove aziende di sbarcare Oltreoceano o a quelle già presenti di allargare le proprie posizioni, occorrono nuove strategie. Alcuni spunti li ha forniti un esperto del settore come Giammario Villa, marketing director della North American Sommelier Association (Nasa) e wine instructor alla University of California Los Angeles (Ucla Extension), intervenuto lunedì 23 febbraio alla manifestazione “Vini ad arte” a Faenza, invitato dal Consorzio Vini Romagna. Secondo la sua analisi, la fascia di consumatori americani su cui le aziende vitivinicole italiane dovrebbero accendere i riflettori è quella dei Millenials, i ragazzi tra i 21 e i 33 anni. “Negli Stati Uniti rappresentano il 23% del mercato”, ha spiegato Villa, “e saranno loro a guidarlo nel futuro prossimo, anticipandone le nuove tendenze. Prestano una grande attenzione ai vini importati, in particolare dal sud dell’emisfero”. Non è un caso, infatti, se le importazioni di vino in Usa da Paesi come l’Argentina e la Nuova Zelanda siano aumentate del 27,6 e 2 1,1%. “Per le produzioni italiane, i Millenials apprezzano molto le nostre bollicine”, ha aggiunto Villa, “motivo per cui Moscato, Prosecco e Lambrusco rappresentano i nuovi trend del momento”.
Per raggiungere questi giovani consumatori, le cantine italiane non possono prescindere dal web; da qui l’invito di Villa a mettere in campo strategie di promozione tramite la creazione di efficaci siti internet in inglese e l’utilizzo professionale dei social media. Senza però dimenticare le azioni di cross marketing, da effettuare collegando il proprio vitigno alla storia e ai marchi del territorio, alle sue bellezze artistiche fino alle certificazioni biologiche e biodinamiche, decisive nel mercato statunitense.

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